A week away

Anno: 2021

Regia: Roman White

Paese: Usa

Genere: musicale, sentimentale

Cast: Bailee Madison, Kevin Quinn, David Koechner, Sherri Sheperd

Trama: Will è un adolescente orfano e problematico che è finito per l’ennesima volta ai servizi sociali perché ha rubato un’auto. Qui incontra Kristin e suo figlio George che lo accolgono e lo portano per una settimana in un campo estivo cattolico.

A parte che è un mix tra Camp Rock ed High School Musical, con tanto di protagonista maschile fac simile di Zac Efron.

Pieno di cliché, che tuttavia non danno fastidio quanto la moltitudine di canzoni semi religiose che non c’entrano quasi mai nulla con la trama. E sono fastidiose in quanto interrompono i pochi dialoghi presenti.

Gli unici brani sensati sono il duetto tra i due protagonisti ed il breve pezzo che canta lui quando torna al campo.

Tra l’altro la scena del duetto dei due protagonisti è piena di sbagli temporali. All’inizio si incontrano di prima mattina, da come parlano, ma la luce solare è potente, poi vanno nel bosco e nel finale sono sul pontile con un sole arancione che sembrerebbe tramonto, ma possibile che siano stati tutta la giornata fuori? No, dato che quando tornano al campo è di nuovo mattinata. Praticamente hanno voluto sfruttare la luce particolare del sole arancione per la scena del semi balletto, bellissima a livello scenico, ma cronologicamente assurda.

Altra scena assurda è stata la canzone con i consigli agli amici imbranati, a parte che si ripetevano le stesse 3 frasi per un tempo infinito, ma poi erano a meno di mezzo metro di distanza e si confidavano sulle rispettive paure di non piacere all’altro. Ed hanno fatto passare che l’uno non sentisse l’altro.

Altra scena che non ho capito è stata quella in cui il protagonista va ad allenarsi per un gioco ed inizia una canzone che doveva rispecchiare il suo stato d’animo, ma che poi continua con tutti gli altri adolescenti spostando la scena in giro per il campeggio con ragazzi che giocano e scherzano modificando totalmente il senso iniziale del brano.

Il fatto che sia un campo religioso non mi ha entusiasmato anche perché era un fattore insignificante, non ha dato nulla se non insensate e fastidiose canzoncine. A questo punto avrei preferito fosse più presente la fede.

Diciamo che in generale sembra più un abbozzo di situazioni ed idee che non un film compiuto.

Il finale scontato e banale era prevedibile. Ma è decisamente la cosa meno discutibile.

Ora, io capisco pure che il target di riferimento sia una fascia di età dai 12 ai 18 anni, ma anche gli adolescenti hanno il diritto di vedere un film che non sia fatto tanto per, ma con un minimo di criterio. Altrimenti poi non ci lamentiamo se non apprezzeranno il buon cinema da più grandicelli. E quindi porteranno i film più adulti a scendere di qualità.

Mchan

Zoey’s extraordinary playlist

Anno: 2020

Episodi: 12, 1 stagione in corso

Paese: Usa

Genere: drammatico, commedia, musical, sentimentale

Cast: Jane Levy, Skylar Astin, Lauren Graham, Alex Newell, Peter Gallagher, Mary Steenburgen

Coreografie: Mandy Moore

Trama: un’informatica di San Francisco acquisisce uno strano “potere”: può venire a conoscenza di ciò che un’altra persona prova nel profondo sentendola cantare. Praticamente si ritrova a vivere in un perenne musical. Dapprima odia questa nuova situazione essendo una persona molto pratica, quando mette su le cuffie ascolta solo dei Podcast sulla tecnologia, ma poi si accorge che potrebbe esserle d’aiuto.

Mi sono approcciata a questa serie tv perché è saltata fuori nella home di RaiPlay come prodotto disponibile esclusivamente sulla piattaforma. Siccome ero in mancanza di serie leggere ho deciso di darle una chance, al massimo avrei mollato dopo la prima puntata. Ed invece mi ha proprio preso. Certo, se non amate i musical lasciate perdere perché le parti cantate sono davvero molte, ma almeno hanno un senso dato il “potere” della protagonista.

La trama è abbastanza semplice: lei si ritrova con questo “potere” che non vuole e che è abbastanza invadente perché non può decidere nulla, si ritrova a dover ascoltare i sentimenti altrui ed a “doverli” aiutare in qualche modo, però poi le sarà di aiuto nel rapporto con il capo ed i colleghi, con il tizio per cui ha una cotta e con i famigliari. Bellissima la trama del padre che è malato terminale di una malattia neurologica e per questo non riesce più ad esprimersi a parole, oltre a praticamente non riuscire più a muoversi e mangiare cibi solidi, con il quale è legatissima e grazie al suo nuovo “potere” riesce a comunicarci. In generale tutte le scene con il padre, un formidabile Peter Gallagher, sono bellissime e commoventi. C’è anche il triangolo sentimentale, ma passa in secondo piano rispetto alla miriade di tematiche che sono affrontate, sì con la leggerezza del musical, ma anche con molto rispetto e delicatezza. Non c’è mai l’idea che siano buttate lì a casaccio giusto per riempire quei 5minuti di episodio. L’unica pecca, se così possiamo chiamarla, è il fatto che le scene musical siano davvero molto marcate. Quindi si vede gente che di punto in bianco molla tutto e si mette a ballare e cantare in coreografie corali, oppure esagerando appositamente la mimica facciale e questo un pochino potrebbe disturbare anche perché nel mezzo c’è la protagonista che è come se fosse in un flashmob che non può fermare.

Grazie ai sottotitoli in italiano quando ci sono le performance canore si capisce meglio cosa quella determinata persona vuole esprimere, non so voi ma io non sopporto quando in una serie o film c’è una canzone che è determinante per la trama e non mettono i sottotitoli in italiano. Perché io posso anche capirlo l’inglese, ma non coglierne davvero tutto il senso esclusivamente ad un primo ascolto. E comunque ci sono anche persone che magari non lo hanno studiato o che non lo comprendono, che è vero che siamo nel 2020, ma non è scontato che tutti capiscano e comprendino l’italiano, nostra lingua madre, figuriamoci l’inglese.

Per questo non mi è piaciuto che non li abbiano messi durante la canzone “Fight song” interpretata dagli studenti sordomuti con la lingua dei segni. Perché io personalmente non conoscevo il brano ed ho scoperto di quale canzone si trattasse solamente grazie ai commenti in rete. Quindi non ho potuto capire appieno cosa volessero dire.

La performance alle pompe funebri non mi è piaciuta affatto. L’ho trovata un po’ grottesca.

In generale tutte le scene con Peter Gallagher sono commoventi e la sua versione di “Perfect” di Ed Sheeran in duetto con la moglie, interpretata da una bravissima Mary Steenburgen, ha fatto scendere un paio di lacrimuccie.

L’episodio pi divertente è stato quello in cui il “potere” si è invertito per cui è diventata lei quella a dover cantare le emozioni che provava ed è stato abbastanza esilarante.

La scena più divertente è stata quella in cui Max, uno dei due spasimanti, le organizza un flashmob per dichiararsi e lei non lo capisce finché lui non le risponde ad uno dei suoi commenti. In realtà penso che nemmeno gli spettatori lo avevano capito, io non l’avevo capito, perché è davvero simile ad una delle scene che lei vive da quando ha il “potere”.

Come va a finire non ve lo dico, anche se è abbastanza intuibile, ma vi posso dire che ne hanno confermato una seconda stagione e la cosa non mi dispiace affatto 😜

Mchan

Ps: #teamMax dal primo istante che li ho visti insieme in scena. E poi Skylar è troppo carino!!! 😍

Pps/spoiler: gli ultimi 10 minuti dell’ultimo episodio ho pianto come una fontana, ma sono stati bellissimi lo stesso.

Rise

riseposter
Anno: 2018
Genere: drammatico, musicale
Paese: Usa
Episodi: 10
Ideatore: Jason Katims
Soggetto: Drama High by Michael Sokolove
Musiche: tratte dal musical Spring Awekening
Cast: Josh Radnor, Marley Shelton, Rosie Perez, Auli’i Cravalho, Damon J. Gillespie, Ted Sutherland, Amy Forsyth, Rarmian Newton, Joe TIppett, Shirley Rumierk, Casey Johnson, Taylor Richardson
Trama: in un liceo di periferia un professore vorrebbe inscenare un musical controverso osteggiato dall’associazione genitori. Le storie dei protagonisti del musical si fondono con quelle degli attori che li interpretano.
Anche se il finale potrebbe portare ad un seguito, nonostante non sia apertissimo, una seconda stagione non ci sarà. Secondo me non è una cattiva idea, seppure mi sia piaciuto non ne vedevo la necessità.
In molti lo hanno stroncato perché lo hanno paragonato a Glee. Ecco, non c’è nulla a che vedere tra le due serie. Questa è più cupa e malinconica, ma va bene così. Forse proprio perché non sono mai stata una fan di Glee, praticamente mai visto, ne ho potuto apprezzare il mood decisamente non euforico e giocoso. Qui si parla di tematiche abbastanza serie sia per gli adolescenti che per i loro genitori e si fa vedere come questi due mondi fatichino a comprendersi. Come la società pensa che dei ragazzini non siano capaci a comprendere la vita. E tutto partendo dal testo di un musical, ossia Spring Awakening. Le canzoni sono solo quelle del musical e si ripetono episodio dopo episodio, andando ad accompagnare i vari momenti della vita dei ragazzi che mentre preparano la messa in scena scoprono delle cose sul loro conto, affrontano drammi e nuovi amori, insomma crescono.
Sinceramente le canzoni del musical non le ho capite più di tanto, belle le musiche, ma proprio il testo ho faticato a comprenderlo.
Altra cosa che non mi è piaciuta più di tanto è il conflitto tra il professore regista e la professoressa a cui ha praticamente soffiato il posto che poi è diventata sua vice. Va bene per i primi due/tre episodi, ma poi basta. Invece si ripete fino all’ultima puntata ed è appunto ripetitivo e banale.
I ragazzi che interpretano gli adolescenti tutti abbastanza bravi.
Forse la canzone che mi ha emozionata di più è stata quella finale dato che mi ha fatto commuovere fino alle lacrime.

Mchan

La Bella e la Bestia

Oggi esce al cinema la nuova versione della Disney.

Tutti conoscono la storia di questo principe intrappolato nel corpo di un mostro da una strega che aveva maltrattato la cui unica possibilità di salvezza era l’amore puro di una fanciulla.

E’ una fiaba europea la cui prima versione è attribuita a Madame Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve, pubblicata nel 1740.

Ci sono stati diversi adattamenti.

Quelli cinematografici sono (1905, 1912, 1919, 1946, 1962, 1976, 1977, 1987, 2003, 2014, 2017)

Poi c’è il film d’animazione della Disney (1991)

Un film d’animazione russo del 1952.

Una serie della BBC del 1961.

2 musical teatrali (1994, 1996)

Una versione della Royal Shakespeare Company del 2003.

Una miniserie italiana del 2014.

E ci sono anche varie opere che si ispirano alla storia originale:

In un film del 1962 la Bestia diventa un licantropo.

Nel 1967 il telefilm Ugly and the Model ne fece una parodia.

Nella serie americana del 1987-1989 Bella diventa un avvocato di New York di nome Catherine mentre la Bestia prende il nome di Vincent ed è una creatura mostruosa che si nasconde nei sotterranei della città.

Anche nel film Wolfman del 2010 la Bestia diventa un lupo mannaro.

Nel film Beastly del 2011, adattamento del romanzo omonimo di Alex Finn, la storia è ambientata ai giorni nostri.

Nella serie americana Once Upon a Time ritroviamo il personaggio di Bella, ma la Bestia diventa Tremotino.

La serie americana del 2012-2015 riprende i personaggi di quella del 1987, ma lei diventa un poliziotto e lui un ex soldato con dei super poteri causati dalla fusione del suo DNA con quello di alcune bestie.

Si pensa addirittura che King Kong sia ispirato a questa fiaba, come Il fantasma dell’Opera e Il Gobbo di Notre Dame.

Ma non solo, ci sono anche svariati romanzi ispirati alla sua trama:

Beauty di Robin McKinley.

Un racconto futuristico di Tanith Lee fa innamorare Belle di un alieno.

Beast di Donna Jo Napoli tratta della storia della Bestia prima del suo incontro con Belle.

Spirited di Nancy Holder fa innamorare Isabella del suo rapitore.

Castle Waiting di Linda Medley è un fumetto letterario in cui la protagonista tradisce il marito con una Bestia.

Nel fumetto Fables abitano a Favolandia e lui si trasforma in Bestia solamente quando litigano.

Nel fumetto Nightmares & Fairy Tales di Serena Valentino la Bestia è una ragazza di nome Rose.

Il romanzo Beastly di Alex Finn.

Nella trilogia Darkangel di Meredith Ann Pierce la Bestia è un vampiro.

Il mostro peloso di Henriette Bichonnier ne è una rivisitazione umoristica.

La trama del video musicale di I’d do anything for love (but I won’t do that) di Meat Loaf è ispirata alla fiaba.

Shigeru Miyamoto disse di essersi ispirato al racconto per la trama del suo videogioco Donkey Kong della Nintendo.

In attesa di vedere quest’ultima trasposizione, ditemi quale di queste avete visto voi?

Io quella della Disney, la versione francese con attori reali del 2014, due musical (uno qui in Italia e l’altro a Disneyworld), il film Beastly e la serie americana del 2012.

Mchan

 

Regali parte 2

Sabato vi ho parlato dei regali indesiderati, oggi vi parlo di un regalo gradito: il biglietto per il musical Tutti insieme appassionatamente.

Teatro Sistina, Luca Ward e Vittoria Belvedere i protagonisti.

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Le musiche e la storia sono quelle note del film della Disney anche se alcune scene sono state cambiate per esigenze di location e le parole delle canzoni non erano propriamente identiche, forse per esigenze di copyright, non so… Però questa cosa è stata una nota stonata in una serata molto gradevole. Insomma, io sono praticamente cresciuta guardando la vecchia VHS centinaia di volte quindi conosco le canzoni a memoria e ritrovarmele cambiate è stato un pochino uno schock.

Comunque gli attori sono stati bravi, Luca Ward ha una voce bellissima ed insieme alla Belvedere formano una coppia molto carina. I ragazzi anche sono stati molto bravi.

Però il giorno seguente mi sono rivista il film originale con le mie amate canzoni e la splendida Julie Andrews. 😛

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Mchan