The Wheel of Time

Anno: 2021 in corso

Paese: Usa

Episodi: 8, 1 stagione

Genere: fantasy, avventura, azione

Ideatore: Rafe Lee Judkins

Soggetto: omonima saga cartacea by Robert Jordan

Cast: Rosamund Pike, Daniel Henney, Josha Stradowski, Zoe Robins, Madeleine Madden, Marcus Rutherford, Barney Harris, Kate Fleetwood, Priyanka Bose, Hammed Animashaun, Sophie Okonedo, Kae Alexander, Daryl McCormack, Alexandre Willaume, Michael McElhatton, Alvaro Morte  

Trama: Moiraine è una Aes Sedai, una donna con dei “poteri magici”, che sta cercando la reincarnazione del Drago, un ragazzo od una ragazza di all’incirca 20anni, insieme al suo fedelissimo custode Lan. Trova quattro potenziali reincarnazioni e li persuade a seguirla per raggiungere la Torre Bianca, la sede di tutte le Aes Sedai. Nel viaggio incontreranno vari pericoli ed addirittura si perderanno di vista dividendosi in tre gruppi, ma alla fine si ricongiungeranno tutti alla Torre Bianca avendo fatto nel frattempo nuove conoscenze ed anche svariati incontri spiacevoli.

Non ho letto ii libri da cui è stata tratta, ma mi è piaciuta molto. Anche svariate cose che ai lettori non sono andate giù a me invece non hanno infastidito. Tipo il non sapere da subito la vera identità del Drago Rinato. Questa suspence secondo me ha giovato alla serie, perché sinceramente se avessi saputo subito chi fosse stato (anche se lo avevo intuito), non penso che avrei proseguito la visione con la stessa curiosità. E sicuramente mi sarebbe importato molto di meno di tutto il resto dei personaggi.

Mi é piaciuto anche il fatto che le varie “profezie” siano state svelate pian piano, sempre per lo stesso motivo che se mi sveli tutto all’inizio, nel pilot, avrei potuto benissimo smettere di continuare la visione della serie.

L’unica cosa che avrei preferito approfondire è tutta la divisione delle Aes Sedain dato che sono state spiegate solamente quattro fazioni: la blu, la rossa, la verde e la gialla, ma mi pare di averne viste almeno altre due. Ed anche il motivo per cui i mantelli bianchi siano così ostili nei loro confronti.

Bella la scenografia come la fotografia. Paesaggi splendidi. Anche gli effetti speciali sono ben fatti. Stupenda la scena di lotta all’inizio del penultimo episodio. Il primo poteva essere leggermente meno cruento, ma trattandosi di un fantasy ci può stare.  

Il mio personaggio preferito al momento è Lan, prima di tutto perché Daniel Henney in questo ruolo è di una figaggine assurda.

Era un gran bbono (semicitazione di Penelope Garcia diventata per un secondo una romanaccia di settima generazione) anche ai tempi di Criminal Minds, ma qui si è decisamente superato. Tra l’altro superlativo nella scena del funerale del suo amico e collega. L’unica pecca è che ha una liason con il personaggio che meno tollero, Nynaeve. Bellissimo invece il suo rapporto con Moiraine. E felicissima che sia rimasto platonico perché è davvero bello e puro così.

In lotta per la pole position c’era anche Perrin, perché adoro che abbia un legame speciale con i lupi. E perché mi è sembrato un orsacchiotto dall’inizio.

Il protagonista mi è abbastanza indifferente, come la sua compagna di love story. E poi Josha roscio e con i riccioli non mi piace granché.

Moiraine è interessante, ma la recitazione della Pike non mi convince sempre, a volte, spesso, è troppo statica.

Il personaggio di Loial il Costruttore l’ho trovato inutile e superfluo. Non ha dato nulla alla trama e non è stato nemmeno ben presentato. Non si è praticamente detto nulla su di lui tranne che sa leggere bene le mappe.

Curiosa di vedere come gestiranno l’allontanamento volontario di uno degli attori dei protagonisti principali, se spiegheranno il suo cambiamento di connotati oppure lasceranno correre.

L’episodio finale è stato un po’ una montagna russa. Da una parte tutta la battaglia, tanto attesa, tra il Drago Rinato ed il Tenebroso è stata molto deludente. Più che uno scontro mi è sembrato una chiacchierata tra un venditore insistente ed il possibile futuro cliente che cercava di mandarlo via. Invece quello che è successo in città, agli altri tre superstiti, è stato più interessante, anche se comunque sembrava ugualmente fatto svolgere troppo in fretta.

Naturalmente la scena finale è un cliffhanger per la prossima stagione.

Sinceramente non ho capito le critiche efferate che gli sono state fatte. O meglio, le ho capite, ma prima di tutto non le condivido e poi non ne vedo il motivo. Sarà pure stato pubblicizzato come il nuovo Game of Thrones, ma prima di tutto si tratta appunto di marketing e poi non ha nulla a che vedere con esso. Io non l’ho visto, ma da quanto ho capito era di sicuro rivolto ad un pubblico più adulto. La ruota del tempo mi sembra di più un romanzo fantasy di formazione. Ci sono questi quattro ragazzi appena entrati nell’età adulta che intraprendono un viaggio, al massimo lo si può paragonare a Il signore degli anelli. Quindi andargli contro solo per “difendere” l’onore di fantasy con la F maiuscola di Game of Thrones lo trovo pretestuoso e puerile.

Sono state fatte critiche pesanti anche ai costumi (della serie: sciatti, pieni di fango, banali). Vero che il montone del protagonista era un po’ troppo contemporaneo, per il resto l’ho trovato consono. E mi è piaciuto soprattutto che i quattro ragazzi non abbiano avuto cambi di abito, perché l’ho trovato molto realistico dato che erano in viaggio/fuga e comunque provenivano da famiglie povere per cui i loro abiti semplici erano perfetti. Come è stato perfetto che ad un certo punto fossero logori e sporchi dopo essere stati in mezzo ai boschi per giorni.  

E le critiche alle location sono state anche peggio. Si sono lamentati perché sono stati usati troppi set in studio. A parte che non mi risulta dato che ci sono anche molte foto in rete dei backstage in spazi aperti per le riprese del viaggio (con tanto di trasferta in Repubblica Ceca), ma poi è normale che le stanze ed i palazzi siano ricostruiti in studio, come in ogni altra serie tv.

Riporto le critiche, anche se stupide, perché non erano giusto un paio, ma decine, per questo l’ho trovato davvero un accanirsi senza senso.

Ora attendo la seconda stagione anche se sarà una lunga attesa dato che mi pare stiano ancora girando.

Mchan

Locke & Key

Anno: 2020 in corso

Paese: Usa

Episodi:  20, 2 stagioni, in corso

Genere: fantasy, comic, drammatico

Ideatore: Joe Hill

Soggetto: omonima graphic novel by Joe Hill & Gabriel Rodriguez

Cast: Darby Stanchfield, Connor Jessup, Emilia Jones, Jackson Robert Scott, Petrice Jones, Laysla De Oliveira, Griffin Gluck, Hallea Jones, Aaron Ashmore, Genevieve Kang, Sam Lesser, Felix Mallard, Cody Bird

Trama: i Locke (madre e tre figli) hanno appena perso il capofamiglia così si trasferiscono nella vecchia casa in un paesino sperduto del midwest statunitense. Qui dovranno fare i conti con i problemi quotidiani di tutti i nuovi arrivati ed un segreto di famiglia. Segreto che diventerà sempre più pericoloso in quanto consiste in delle chiavi magiche.

Come storia è intrigante. Protagonisti sono due adolescenti ed un bambino di nemmeno 10 anni, per cui è anche abbastanza piena di teen drama, ma ci può stare.

Effetti speciali, sigla, location e fotografia molto belli.

I problemi arrivano con delle soluzioni di trama alquanto discutibili. Tipo il bambino che anche se avvisato dai più grandi continua ad utilizzare queste chiavi magiche da solo, soprattutto se appena trovate. Oppure la ragazza che usa una chiave per bullizzare una compagna di scuola rea di farle delle battutine un po’ acide e poi quando veramente le servirebbe quel potere si dimentica di avere quella chiave. Queste chiavi che passano di mano neanche fossero delle banconote da $1, tra l’altro erano stati anche avvisati che solamente ai Locke non potevano essere state sottratte. La maggior parte delle volte ti ritrovi ad urlare contro ai protagonisti che stanno facendo delle stupidate e quindi a tifare per il villain che ha la vittoria facile.

La stupidagginepiù grande l’hanno fatta con il finale della prima stagione, quando pensano di aver sconfitto il nemico. E’ stato un totale nosense. Il villain doveva avere in testa una corona che però una volta sbattuto a terra è magicamente scomparsa e nessuno si è chiesto dove fosse finita (e nemmeno più tardi). Aprono un portale da dove possono arrivare dei demoni e se ne stanno tutti lì a guardare davanti alla porta aperta mentre un paio di demoni si schiantano contro le rocce alle loro spalle. Ed infatti poi uno riesce ad impossessarsi di uno di loro.

Ho continuato la visione della seconda stagione principalmente per il soggetto della trama che è davvero interessante e di comprare la graphic novel non ho voglia (anche perché oltre a costare parecchio non mi piace nemmeno come stile grafico). Ma anche qui ci sono abbastanza nosense. Tipo che il bimbo trova la chiave per la casa delle bambole identica alla loro casa che infatti poi si svela una specie di porta dimensionale dato che qualsiasi cosa uno metta nella casa delle bambole poi se lo ritrova nella casa vera e propria, e nonostante questo invece di prendere la casetta la lasciano ad un perfetto estraneo e lasciano lì pure la chiave. Ok lasciare l’oggetto, ma la chiave portatela via, no? Boh…

Altra cosa stranissima è il fatto che il bimbo rimane spessissimo a casa da solo. Una casa che si trova in mezzo al nulla.

A proposito del bimbo: ogni tanto ha degli sprazzi di intelligenza che sovrastano le menti di tutti gli adulti messe insieme, ma quanto è fastidiosa la sua vocetta???

Nel finale della seconda stagione abbiamo finalmente un piano che funziona, anche se prima di arrivarci ne hanno commessi di errori.

Comunque alla madre i figli riservano lo stesso trattamento che lei ha per loro: viene minacciata e loro la lasciano da sola, completamente ignara del pericolo.

La morte della fidanzata di Tyler è passata senza infamia e senza lode. Sinceramente mi stava irritando parecchio con la sua convinzione a non voler ricordare la magia. Quel poveretto del ragazzo ha cercato tutti i modi possibili un modo per fargliela ricordare e renderla partecipe degli eventi e lei invece era pure infastidita da tanta insistenza. Non mancherà.

Constatazione della confusione degli autori parte uno: ci hanno messo tutta la prima stagione per trovare una chiave per aprire il portale con il mondo dei demoni quando nella seconda stagione è bastato una specie di piccolo terremoto per allentare i cardini e quindi aprirla.

Constatazione della confusione degli autori parte due: il villain passa metà della seconda stagione a cercare di forgiare una nuova chiave con la quale crearsi un proprio esercito di semidemoni quando aveva la chiave e la corona del controllo delle ombre con le quali dominare sugli umani.

Constatazione della confusione degli autori parte tre: nella prima stagione quando il bimbo apprende del “potere” della chiave Ognidove esclama che vorrebbe andare sulla Tour Eiffel ed il villain gli dice che non può perché lì non ci sono porte (cosa che in realtà non è manco vera, vabbhè…) e nella seconda il suo compare apre una porta che dà sul deserto.

Ora, capisco che sia un fantasy, ma certe incongruenze non si possono vedere.

La cosa più bella sono le chiavi che sono visivamente ben fatte.

La mia preferita è la chiave Ognidove. Magari esistesse, così si potrebbe andare dove ci pare con solamente il bisogno di una porta.  

Mchan

The Witcher

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Anno: 2019 in corso

Paese: Usa, Polonia

Genere: fantastico, azione, avventura

Stagioni: 1 (8 episodi) in corso

Ideatore: Lauren Schmidt Hissrich

Soggetto: Saga di Geralt di Rovia by Andrzej Sapkowski

Cast: Henry Cavill, Anya Chalotra, Freya Allan, Joey Batey, MyAnna Buring

Trama: Geralt di Rivia è un witcher, ossia cacciatore di esseri sovrannaturali, che vaga per il Paese alla ricerca di ingaggi. Yennefer invece è una maga molto potente ed infine Cirilla, Ciri, è una principessa in fuga dal nemico che ha invaso il suo regno. Le loro vite e storie si intrecciano.

Premetto che non ho letto i libri e nemmeno giocato mai al videogioco, anzi, prima di questa serie non sapevo nemmeno che esistessero per cui mi baserò solamente su ciò che vedo e se sia fedele o meno ai su citati non ne ho la minima idea e naturalmente non mi interessa.

Dato che recensirò episodio per episodio ci saranno spoiler.

Primo episodio: in teoria un primo episodio dovrebbe essere introduttivo, spiegare un po’ il mondo fantastico in cui ci si trova. Qui lo è per metà. L’altra metà è piena di situazioni e dialoghi su cose che chi ha letto i libri o giocato ai videogiochi conosce, ma il resto del mondo no. Avrei preferito che Renfli o come si chiama, non fosse morta subito perché non se ne è capito il motivo. No, sul serio. Io non sono riuscita a capire come il protagonista dal volersene rimanere fuori sia invece arrivato a fare una strage. Bella tutta la parte della battaglia e dell’assalto di Cintra anche se un po’ troppo cruenta.

Secondo episodio: incontriamo Yennefer per la prima volta e tutta la parte dedicata a lei è buona. Invece la parte di Geralt è sempre confusionaria. Viene presentato questo re degli elfi, ma poi lo lasciano lì e capiamo solo che gli umani li hanno cacciati, sorte migliore di quando li hanno schiavizzati o trucidati. Nel frattempo Ciri/Cirilla/Fiona continua la sua fuga.

Terzo episodio: il caso di Geralt risulta più interessante ed è anche più utile alla trama orizzontale. Almeno finalmente capiamo che la storia di Yennefer è su di una linea temporale differente, ben una trentina di anni prima. Ma è proprio la sua storia a farmi storcere il naso. Lei è una maga potente e come una qualsiasi starletta dei giorni nostri si sottopone all’equivalente della nostra chirurgia estetica per risultare più bella. Se proprio dovevano trasformarla, che capisco che avere l’unica protagonista femminile praticamente uguale a Quasimodo non era l’ideale per il target a cui è indirizzata la serie, potevano farla diventare più bella man mano che si rendeva conto del suo potere magico o qualcosa del genere. Stendiamo un velo pietoso sulla sua scena di sesso completamente messa a caso, nonché assurda. Ciri/Cirilla/Fiona vaga ancora in mezzo ai boschi.

Quarto episodio: siamo a metà stagione e finalmente si capisce che anche Geralt e Ciri/Cirilla/Fiona viaggiano su due linee temporali differenti. Era ora! Ma rimane ancora troppo legato al libro il tutto. C’è una spiegazione minima per chi si è avvicinato a questo mondo solo ora. Sono stata dieci minuti buoni a chiedermi: “Che caspita è questa legge della sorpresa?” prima che venisse spiegata e comunque sempre in maniera troppo labile. Per non parlare della madre di Ciri/Cirilla/Fiona che si alza in levitazione con il suo amato per buoni 3minuti cantilenando parole sconosciute, per essere fermata solamente da Geralt, ma solo dopo aver bevuto non si sa cosa da una fialetta, e non viene spiegato il perché. Yennefer nel frattempo ha dei ripensamenti sulla sua scelta. Li avrei evitati. Poteva essere un bel personaggio con un carattere forte ed invece si sta rivelando la solita protagonista femminile che non si accetta ed a cui vengono i dubbi sulle scelte che ha fatto.

Quinto episodio: la prima scena tra Yennefer ed il mago/negoziante non l’ho capita. Penso che dovesse far intendere che lei compra degli incantesimi per poter rimanere giovane, potevano spiegarla meglio. In teoria sono passati 10 anni dall’episodio che riguardava Geralt nella puntata precedente, ma anche qui sono andata a deduzione su una battuta di Ranuncolo perché altrimenti non è spiegato bene nemmeno questo. La scena dell’orgia durante il primo incontro tra Geralt e Yennefer non l’ho capita. Tutto quel nudo e soft porno messo a casaccio potevano risparmiarselo. Non sono una bacchettona, ma se ci deve essere del nudo che almeno abbia un senso e non messo tanto per attirare attenzione da curiosità morbosa. Anche perché poi, nella scena di sesso tra i protagonisti invece erano entrambi vestiti di tutto punto. Tra l’altro lei è rimasta con le t***e al vento per tre quarti dell’episodio e proprio durante la scena di sesso non si spoglia, mah… Lei comunque è sempre più antipatica. Nel discorso con la sua mentore poi è stata di un arrogante. No, decisamente il personaggio peggiore.

Sesto episodio: quando pensavo di aver capito le linee temporali ecco che qualcuno dice qualcosa e mi sconvolge di nuovo le idee. Quindi, ricapitolando: ora Geralt e Yennefer si trovano sulla stessa linea temporale mentre Ciri/Cirilla è nel futuro (rispetto a loro). Belli i draghi!!! Yennefer ha stufato con sta storia che vuole diventare mamma ma gli altri brutti e cattivi glielo hanno impedito. Le è sempre stato detto sin dalla prima lezione che la magia aveva un costo ed il tizio che le ha dato la bellezza l’aveva avvisata che le avrebbe tolto la facoltà di diventare madre ed a lei era andato bene. A casa mia si dice: “Chi è causa del suo mal pianga sé stesso” e “A ‘na certa stacce”. Grande Geralt che le ha detto che sarebbe stata una cattiva madre. Ranuncolo è abbastanza inutile. Sì, carine le sue battute, ma non indispensabili, non penso mi mancherà.

Settimo episodio: non ne posso più di sentir frignare Yennefer! E basta! Tra l’altro ora si lamenta pure che Tassia l’ha portata alla scuola per maghe. Certo. Invece era meglio rimanere a casa sua a dormire nel porcile e lavorare come una schiava per la sua stessa famiglia. Che poi è stata la sua stessa madre a venderla per 4 soldi. Tassia le ha dato una camera tutta sua, un letto vero, dei vestiti puliti, pasti regolari ed un’istruzione, però è quella brutta e cattiva. Vabbè… Nella fonte con le altre “anguille” la doveva mandare. L’incontro tra lei ed il suo primo amore è completamente inutile. Frangilla è completamente esaltata 😨

Ottavo episodio: nel complesso bello ed intrigante. Dispiace per tutti quei maghi morti. L’incontro tra Geralt e Ciri/Cirilla mi ha lasciata un po’ perplessa. Lei che gli corre incontro senza mai averlo visto prima e nemmeno sapere come è fatto, soprattutto dopo tutto quello che ha passato, mah. Lui che ci mette tipo due giorni ad arrivare da lei, con una guerra in mezzo, mentre lei per arrivare lì ci ha messo tipo una settimana od anche più. Altro mah.

Il finale aperto porta ad una seconda stagione.

Sì, mi piacerebbe vederla, ma sinceramente non sto in trepidazione perché ci sono molte cose che secondo me non sono state ben fatte. Prima di tutto le linee temporali. Le ho odiate. Avrei preferito una gestione diversa. Poi il protagonista in alcune puntate appare solo per 10 minuti, troppe cose date per scontate e quindi non spiegate a dovere. La storia di Geralt, di come sia diventato un Witcher, accennata solo nell’ultimo episodio e lasciata a metà. Avrei preferito più mostri, in fondo sarebbe il lavoro del protagonista, invece sono stati pi un contorno.

Varie:

Henry Cavill nelle vesti di Geralt non è male, tanto non parla più di un paio di battute e comunque neanche si riconosce tra parrucca e lenti a contatto, per non parlare del fatto che sta sca**ato per 3/4 del tempo. Buoni gli effetti speciali, ma nel 2019 penso sia il minimo. La ragazzina che interpreta Ciri/Cirilla/Fiona sembra un elfo, troppo carina. L’attrice che interpreta Yennefer sinceramente non mi sembra tutta sta gran bellezza di viso, bellissimi invece sono i suoi costumi.

Bella la sigla iniziale, con un simbolo diverso ad ogni episodio inerente alla trama della puntata. L’unica cosa è che non ho capito il simbolo di Ciri/Cirilla dato che si tratta di un passero, ma a lei la chiamano sempre cucciola di leonessa, mah…

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Bella la musica e le ambientazioni, ma credo che queste ultime siano in CGI.

Mchan

La trilogia delle gemme movies

I film sono tratti dall’omonima saga letteraria della scrittrice tedesca Kerstin Gier.

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Vi avviso che non sono riuscita ad evitare gli spoiler.

Ruby Red

Anno: 2013

Regia: Felix Fuchssteiner

Paese: Germania

Genere: sentimentale, fantasy

Cast: Maria Ehrich, Jannis Niewohner, Peter Simonischek, Florian Bartholomai, Josefine Preuss, Gottfried John, Johannes von Matuschka, Jennifer Lotsi, Veronica Ferres, Laura Berlin, Katharina Thalbach, Axel Milberg,Justine del Corte, Johannes Silberschneider, Kostja Ullman

 

L’incipit è abbastanza intrigante: una sedicenne che ha appena scoperto di avere il potere di poter viaggiare nel tempo.

Ed il primo film non è malaccio anche se ha decine di cliché. Il problema sono i seguiti. Per non parlare dei loro titoli.

L’intera saga inizia con una coppia che fugge portando con sè uno strano marchingegno. E poi si passa a sedici anni dopo, al compleanno della cugina della protagonista durante il quale ci vengono presentati tutti i personaggi principali a cominciare dalla famiglia bislacca.

Sì, perché la protagonista, Gwendolyn, vive in una casa agiata a Londra con la madre, il fratello, la nonna, la prozia, la zia e la cugina che è nata solamente un giorno prima di lei, ma che è la cocca della famiglia poiché  pensano tutti che abbia il gene che porta a viaggiare nel tempo.

E qui arriva il primo cliché: Gwendolyn è la classica ragazzina sciatta, goffa e particolarmente sfigata. Mentre la cugina, Charlotte, è bellissima, aggraziata e popolarissima a scuola. E le due non si sopportano affatto.

Però ben presto si accorgono di aver sbagliato cugina, dato che in realtà è  proprio Gwen ad avere il gene del viaggiatore e deve essere addestrata il più presto possibile perché la Loggia, una losca specie di setta che controlla i viaggiatori, ha un’importante missione da affidare a lei ed al suo partner Gedeon, che è il secondo cliché ossia un ragazzo più grande e molto affascinante che si è preparato a tutto ciò con Charlotte e quindi, terzo cliché, non sopporta Gwen a prescindere. E poi c’è un continuo discutere su quanto lei sia inadeguata ed inferiore intellettualmente alla cugina, ma che colpa ha lei? Si tratta di un gene mica di un amuleto. Mah…

Comunque questa missione è talmente urgente che non c’è tempo per preparare la poverina che viene immediatamente catapultata nel passato. Ecco, parliamone. A parte il fatto che questa missione è importantissima e tutti seguono gli ordini senza porre alcuna domanda, a parte Gwen, ma questo viaggiare nel tempo è stupido. Non si va più indietro del 1700 e quando ci si reca in un’epoca passata ci si ritrova nello stesso luogo del presente. Quindi non si spostano da Londra. Secondo me un grande spreco di potenziale.

La trama va avanti con i due protagonisti che naturalmente, quarto cliché, sono attratti l’uno dall’altra ed iniziano a flirtare nel mentre che continuano a viaggiare nel tempo controllati dalla Loggia. Infatti c’è un congegno chiamato cronografo con cui possono mandarli dove vogliono loro altrimenti i viaggiatori non potrebbero controllare questo potere.

Il film finisce con Gwen che va al ballo della scuola in un abito fantastico, viene ammirata da tutti e conquista anche il bel Gedeon che la raggiunge e balla con lei, quinto cliché.

Il significato del titolo viene svelato nel film: ogni viaggiatore è associato ad una pietra preziosa e Gwen è il rubino rosso (Ruby Red).

A parte la marea di cliché il film è guardabile e scorrevole e stavo anche per dare una chance ai libri se non avessi visto il seguito.

Ruby Red II – Il segreto di Zaffiro

Anno: 2014

Regia: Felix Fuchssteiner e Katharina Schode

Paese: Germania

Genere: sentimentale, fantasy

Cast: Maria Ehrich, Jannis Niewohner, Peter Simonischek, Florian Bartholomai, Josefine Preuss, Gottfried John, Johannes von Matuschka, Jennifer Lotsi, Veronica Ferres, Laura Berlin, Katharina Thalbach, Axel Milberg,Justine del Corte, Johannes Silberschneider, Kostja Ullman

 

Iniziamo dal titolo che spero sia solo frutto della fantasia malata dei traduttori italiani dato che di segreto non c’è un bel nulla.

Zaffiro è Lucy, la ragazza della coppia vista nella prima scena del primo film, che altri non è che la madre naturale di Gwen. E questo è il segreto (di pulcinella, aggiungo io) che è centro della trama di questo film. Film inutile a mio avviso. La trama va avanti e poi ritorna indietro, un po’ come i viaggiatori. Gwen continua a fare tutto ciò che le dicono i tizi della Loggia e con Gedeon la situazione è assurda. Io capisco che il pubblico a cui è indirizzata questa saga sia Young Adult quindi adolescente, ma anche loro hanno un cervello. A parte che hanno aggiunto questa scena del sesso tra i due protagonisti che, guarda caso, vengono interrotti e subito dopo c’è un qui pro quo per cui nessuno dei due prende l’iniziativa di chiamare l’altro. Quindi arrivano i dubbi e tutte quelle pippe mentali che nella seconda decade degli anni 2000 risultano un po’ ridicoli. Ma comunque continuano a fare un passo avanti e due indietro per quanto riguarda la loro relazione.

L’arrivo del fratellino di Gedeon è completamente inutile. Pensavo mettesse i bastioni tra le ruote alla loro relazione ed invece nulla. Ci riescono benissimo da soli.

Finalmente Lucy e Paul riescono a dire a Gwen la verità: ossia che sono i suoi genitori biologici ed il tutto è gestito davvero in modo mediocre. Si poteva fare decisamente meglio.

Ruby Red III – Verde Smeraldo

Anno: 2016

Regia: Felix Fuchssteiner e Katharina Schode

Paese: Germania

Genere: sentimentale, fantasy

Cast: Maria Ehrich, Jannis Niewohner, Peter Simonischek, Florian Bartholomai, Josefine Preuss, Gottfried John, Johannes von Matuschka, Jennifer Lotsi, Veronica Ferres, Laura Berlin, Katharina Thalbach, Axel Milberg,Justine del Corte, Johannes Silberschneider, Kostja Ullman

 

Stavolta il titolo non l’ho capito manco in originale. In realtà ci sarebbe un cavaliere di smeraldo all’inizio che però muore praticamente subito e la cosa non ha molto senso od affinità con quanto succede dopo. Mah…

E poi c’è questo grande problema dei viaggi. Lucy e Paul viaggiano grazie ad un secondo cronografo che hanno rubato (la famosa prima scena del primo film), ma poi lo danno a Gwen e comunque continuano a viaggiare. Come possano farlo non ci è dato saperlo. Le linee temporali sono peggio di quelle di The Flash, Gwen addirittura infrange la prima e più importante regola di ogni viaggiatore del tempo ossia di non interferire con la vita o la morte di qualcuno dando addirittura il vaccino per il vaiolo ad un tizio che vedeva come fantasma nella sua scuola. Ah! C’è anche questa cosa che Gwen vede i fantasmi, ma non chiede a nessuno delucidazioni a riguardo. Diciamo che questo “potere” è un po’ messo tanto per farle avere degli aiuti extra. E la sua migliore amica che sa tutto e pure lei tratta la cosa come se fosse normale.

Nel frattempo la relazione tra lei e Gedeon è sempre altalenante per via di problemi immaginari che però si risolvono tutti nel finale.

Arriva l’ennesimo cliché con la cugina che da antipatica e bastarda diventa tutto ad un tratto complice. Tra l’altro Gwen le ruba pure l’interesse amoroso, che comunque sembra non avere una preferenza, basta che sia la sua partner nei viaggi nel tempo, od almeno l’impressione è quella.

Il cattivone della storia è un uomo che ha solamente il potere di leggere nella mente e manipolare gli altri, ma nulla di eccessivo, eppure non riescono a fermarlo. Gedeon gli punta contro una spada quando lui è di spalle, ma indugia talmente tanto che quello si accorge della sua presenza e riesce a salvarsi. Ed io lì davanti alla televisione che mi sono cadute le braccia.

Ancora un altro cliché con Gwen che impara a combattere nel giro di un paio di incontri con il padre biologico. E da ragazzina goffa mi diventa tutto di un botto Lara Croft di Tomb Raider con tanto di tutina di pelle nera attillata. E naturalmente il finale è scontatissimo. Caso strano, dopo essere stata deufradata del cronografo, scopre che riesce a viaggiare nel tempo anche senza il suo aiuto ed arriva proprio in tempo per fermare il cattivone, salvare l’amato e tutta l’umanità. Wow, che fortuna! (ironia modeon)

E poi le scene finali dei due ultimi film non le ho capite. Perché ambientarle negli anni ’20? Con tanto di siparietto di balletto dell’epoca tremendamente imbarazzante. Mah…

Ultimo appunto: la copia spudorata dei titoli di coda della Twilight saga con le immagini in bianco e nero dei personaggi corredate dei nomi veri e fittizi, perfino di quelli che si sono visti in una sola scena nel primo film.

 

Il bello è che la trilogia ha decine di problemi, ma ho letto solo di fan che si lamentano perché il finale non è lo stesso dei libri. Ed il finale non è che cambi moltissimo, si tratta solamente di uno scambio di azioni. Ossia invece che di Gedeon che beve il filtro per diventare eterno è Gwen che lo beve per ritornare vulnerabile. Comunque il nocciolo rimane lo stesso: decidono di rimanere insieme per sempre.

Forse sarò io che sono troppo vecchia per questi Young Adult, però durante queste vacanze natalizie ho rivisto tutta la saga di Narnia e ne sono rimasta affascinata come la prima volta.

Oppure di recente ho riletto la saga dei Lupi di Mercy Falls di Maggie Stiefvater e non l’ho trovata così piena di luoghi comuni ed incongruenze.

Mchan

Il settimo figlio

Anno: 2014

Genere: fantasy, avventura

Regia: Sergej Vladimirovic Bodrov

Cast: Ben Barnes, Jeff Bridges, Julianne Moore, Alicia Vikander

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Trama: Sta per scatenarsi una guerra tra le forze del sovrannaturale e gli uomini. Secoli prima, il Maestro Gregory aveva imprigionato la feroce strega Madre Malkin che, riuscita a fuggire, adesso è in cerca di vendetta. L’unica speranza per gli uomini è il giovane apprendista Tom Ward, settimo figlio di un settimo figlio, il solo in grado di sconfiggere la potente maga e la sua magia nera.

Volevo vedere questo film fin da quando è stata annunciata la sua uscita al cinema, ma non ci sono riuscita fino a poco tempo fa. Quindi nel frattempo mi è capitato di leggere qualche commento (perché recensione è un parolone) ed erano tutti abbastanza negativi. Poi spesso si lamenta il fatto che la storia dell’eroe che combatte il male sia trita e ritrita. Ma è così che funziona un fantasy: ci sono i malvagi con poteri sovrannaturali e ci sono i buoni che possono essere semplici umani od anch’essi dotati di poteri. E c’è una lotta finale nella quale vince sempre il bene. Che altro si vuole? E’ come guardare una commedia romantica e lamentarsi che i due protagonisti si innamorino l’uno dell’altra. Assurdo.

Quindi, sinceramente? A me è piaciuto. Non penso sia un filmone da Oscar o premi affini, ma non è nemmeno malaccio. Soprattutto per gli effetti speciali. Quei draghi sono bellissimi ed anche tutti gli altri effetti sui cattivi non sono affatto male. Ho visto di peggio. Certo, la trama è un po’ trita e ritrita, ma comunque viene da un libro, ed alcune cose potevano essere spiegate/ampliate meglio, ma alla fine della visione sono rimasta abbastanza soddisfatta. Non ci sono state nemmeno battute stupidissime e/o banalotte e ripeto che tutta la parte scenografica/costumistica valeva la visione.

Tra l’altro come paragone in meglio si prende un film come Stardust, che mi è piaciuto moltissimo e che riguardo sempre volentieri, ma in quanto ad effetti speciali e storia non mi sembra affatto chissà quanto migliore. Anche lì c’è l’eroe che parte dall’essere goffo ed impacciato e nel giro di un paio di giorni diventa un abile spadaccino. E soprattutto si capisce da subitissimo di chi si andrà ad innamorare.

Mchan

Wolf Children

Ho visto prima l’anime e poi ho letto il manga.

Anime by Mamoru Hosoda

Manga by Yu, Yoshiyuki Sadamoto, Mamoru Hosoda

Anno 2012

WolfChildrenposter

La storia è tenera, anche se ad un certo punto il repentino cambio caratteriale dei due bambini non l’ho apprezzato molto.

Tutto inizia quando la protagonista, Hana, incontra un ragazzo misterioso all’università. I due si frequentano e si innamorano. Ma lui ha un segreto: è un uomo-lupo. Praticamente può trasformarsi in lupo e viceversa a suo piacimento. Quando lei rimane incinta iniziano i primi problemi dato che non sanno se il piccolo ha le sembianze di un lupo o di un umano, per cui decidono di non andare da un dottore e di partorire in casa. La primogenita nasce umana e senza complicazioni, dopo un anno viene alla luce il maschietto, sempre con lo stesso metodo di non andare dai medici, ma avviene anche la scomparsa del padre. Ora Hana se la dovrà cavare da sola con due bambini piccoli, un lavoro part-time che presto abbandonerà per badare ai bimbi ed il loro segreto da custodire. Infatti i due piccoli si “trasformano” in lupachiotti nei momenti più impensabili così fanno una vita abbastanza relegata in casa. Fino a quando Hana non capisce che non può più continuare a fare l’eremita in una grande città come Tokyo, specialmente vivendo di soli risparmi, e così decide di trasferirsi in campagna, in un posto isolato in cui i suoi bambini possono vivere all’aria aperta senza essere guardati da occhi indiscreti. Ma ad un certo punto devono comunque fare la conoscenza degli altri abitanti vicini ed andare a scuola. Ecco, se all’inizio la femmina, Yuki, era la più selvatica, capricciosa ed “arrogante”, mentre il fratello Ame era cagionevole, mingherlino e pauroso, con l’avvento della scuola cambiano completamente carattere. Yuki diventa più quieta mentre Ame comincia a voler trascorrere molto più tempo nei boschi.

Non vi svelo il finale, ma è dolceamaro.

Sicuramente è una bella storia sulla forza e l’amore di una madre che da sola deve crescere i propri figli e proteggerli dal mondo esterno, ma ci sono alcune cose che hanno disturbato la delicatezza della storia.

A parte la scena all’inizio quando lui le svela il suo segreto (e si trovano in un parco) e subito dopo sono a casa di lei, sul letto, nudi, e lui, in forma di lupo, le chiede se ha paura di lui. Mi è parso un pochino troppo tardi per fargli chiedere una cosa del genere, all’inizio ho pensato ad un errore di traduzione o di adattamento dei dialoghi, ma succede la stessa cosa nel manga, per cui…

Ma il punto centrale che secondo me ha proprio stonato è il cambio di carattere di Ame. Quello di Yuki potevo anche capirlo, quando inizia la scuola e frequenta le altre bambine si rende conto di essere un po’ troppo maschiaccio e per farsi accettare comincia a comportarsi più da femmina. Mentre lui all’inizio era proprio un pauroso cronico. Non voleva nemmeno rimanere a vivere in campagna. E’ vero che c’è stato un episodio in cui si è sentito un pochino più forte in quanto lupacchiotto, ma è stato troppo radicale.

E poi troviamo di nuovo un genitore troppo permissivo. A cominciare dall’inizio, quando bastava che Yuki facesse un po’ di capricci per dargliela vinta, oppure quando i due bimbi in forma di lupacchiotti vandalizzassero la casa e la madre non diceva nulla. Per poi continuare qualche tempo più tardi quando Ame non andava praticamente mai a scuola e lei di nuovo nulla da dire, si arrabbiava la sorella, ma non la madre, pazzesco. Infine il bambino ha lasciato definitivamente la scuola, alla sola età di 10 anni, e se ne andava tutti i giorni in giro per il bosco da solo. Alla fine la cosa l’hanno giustificata dicendo che nell’età di lupo a 10 anni si è già adulti. Vabbé. Per non parlare del fatto che ad un certo punto c’è un grosso temporale e la scuola chiama i genitori per far andare a prendere i figli prima dell’orario di uscita consueto e nel preciso instante in cui la madre sta per uscire Ame decide di sparire nel bosco e lei lo insegue. Naturalmente non lo trova e invece di tornare indietro ed andare a prendere l’altra figlia continua a cercarlo perdendosi nel bosco e lasciando la figlia da sola a scuola per tutta la notte. Assurdo, se solo si pensa che fino a due secondi prima ogni volta che il bimbo scompariva nel bosco a lei non importava granché e lo lasciava fare.

Altra cosa un po’ stupida, una sciocchezza però ci si fa caso, è che i bambini indossano sempre gli stessi abiti. Il maschio poi sembra una copia in miniatura del padre sia come colori che come abbiglliamento, mentre la femmina fortunatamente fisicamente cambia un pochino, ma per ben 4 anni di seguito indossa lo stesso abito in ogni occasione. So che questo espediente viene usato spessissimo negli anime per riciclare i disegni, ma la bimba cresce quindi non c’è nulla da riciclare e poi alla madre questo non accade, lei cambia abiti spesso.

Il manga non si discosta di praticamente nulla dall’anime. Le differenze sono prettamente stilistiche: nel primo i disegni dei personaggi sono più dolci, nel secondo i paesaggi sono decisamente più spettacolari. La scena più bella poi è stata quella della corsa nella neve che sulla carta è stata descritta in meno di due pagine e naturalmente non aveva lo stesso effetto.

Mchan

Summer book Parte 4

La felicità delle piccole cose by Caroline Vermalle

Seconda di copertina:

“Parigi. la neve cade dolcemente sulla città, ammantando di bianco la Tour Eiffel, Notre-Dame ed il Panthéon, come in una cartolina. Un uomo passeggia lungo la Senna diretto verso casa, un elegante palazzo sull’Ile Saint-Louis. E’ Frédéric Solis, avvocato di successo con la passione per i quadri impressionisti. Affascinante, ricco e talentuoso, Frédéric sembra avere tutto quello che si può desiderare dalla vita. Gli manca una famiglia, ma dopo essere stato abbandonato dal padre molti anni prima, ha preferito circondarsi di oggetti lussuosi e belle donne piuttosto che mettere ancora in gioco il suo cuore ferito. Fino a quando, un giorno, scopre di aver ricevuto una strana eredità, che consiste in una manciata di misteriosi biglietti ed in un disegno che ha tutta l’aria di essere una mappa. Cosa nasconderanno quegli indizi? Convinto di essere sulle tracce di un quadro dimenticato di Monet, Frédéric decide di tentare di decifrare la mappa. Grazie all’aiuto della giovane e stralunata assistente Pétronille, inizia così un viaggio lungo i paesaggi innevati del Nord della Francia, tra i luoghi prediletti dai suoi amati impressionisti: Eragny, Vétheuil, il giardino di Monet, con una tappa d’obbligo al Musée d’Orsay. Di incontro in incontro, di sorpresa in sorpresa, torneranno a galla ricordi che Frédéric credeva di aver dimenticato, e un tesoro ben più prezioso di qualsiasi ricchezza”

Quarta di copertina:

“Lo charme di Parigi. Un’appassionante caccia al tesoro sulle tracce dei quadri di Monet. Un inno alle piccole cose che scaldano il cuore”

“E’ iniziato tutto nel guardino di Monet a Giverny. Lo ricordo come se fosse ieri. Era il dicembre del 1979. Da più di trent’anni, ogni sera mi domando come sarebbe stata la mia vita se non fossi entrato in quel giardino”

Molto carino. Letto in poco meno di 4 ore, anche perché ha circa 220 pagine ed è in formato tascabile ma con i caratteri da libro normale. Probabilmente l’ho pagato pure troppo poiché assomiglia più ad un racconto che ad un romanzo, io scrivo storie molto più lunghe, comunque gradevole. Ideale per trarci un film, la trama sarebbe perfetta con quella giusta dose di romanticismo, mistero, commedia ed anche un messaggio finale profondo.

Io sono il lupo by Stephen Cole

“Il primo episodio di una nuova, entusiasmante serie. Un’avventura romantica ed avvincente che vi terrà col fiato sospeso fino all’ultima pagina”

Da questa premessa stampata proprio sulla copertina avrei dovuto lasciar perdere, i libri in serie per me sono come una droga: divento compulsiva quando ne scovo uno, devo per forza trovare anche tutti gli altri (ed infatti così ho fatto sia lì direttamente sulla bancarella del supermercato che in rete, ma niente). Però stavolta, essendo il primo, ho deciso di prenderlo ugualmente anche perché il prezzo era molto vantaggioso. Sulla copertina c’era scritto a soli €6,90, sul retro c’era lo sconto e veniva solamente €2,90, per una lettura estiva si poteva anche fare. E poi vado alla cassa, il codice non passa, il cassiere chiama per sapere quello giusto, ma quando rileggo lo scontrino noto che ha sbagliato ed alla fine l’ho pagato solamente €1,99!!! Meglio di così… 😉

Quarta di copertina:

“Vivono nel nostro tempo, ma non sono nati ieri”

“Kate Folan vorrebbe soltanto essere una ragazza normale, ma sa che non è possibile. La sua è una famiglia di licantropi e, una volta giunta alla maggiore età, anche lei dovrà trasformarsi in un lupo. Sua madre le ha persino scelto un compagno, Tom Anderson, affinché generino l’erede supremo della sanguinosa dinastia dei mannari. Tom, però, è diverso dagli altri: è stato da poco tramutato contro la sua volontà in un licantropo, e certamente non vuole diventare un mostro. Non sa che farsene dei suoi nuovi super-poteri, e vuole solo ritornare alla sua vita di tutti i giorni. Lui e Kate decidono quindi di ribellarsi al diabolico piano della famiglia Folan e scappano. Ma, nonostante provino a reprimere le loro emozioni, non possono resistere all’attrazione reciproca: il loro disperato viaggio per mettersi in salvo diventa così un’avventurosa fuga d’amore…”

“In questa storia c’è tutto: ritmo serrato, tensione, intrighi, colpi di scena ed un po’ di romanticismo” Library Journal

Carino. Anche abbastanza avvincente e non scontato. Finale aperto naturalmente per i seguiti che però non ho trovato da nessuna parte. 😦

Comunque anche questo riassunto è sbagliato. Nessuna fuga d’amore. Nessuna attrazione, almeno non all’inizio, quindi nessun tentativo di reprimere le loro emozioni. Molti tentativi, invece, di reprimere il mostro dentro di sé da parte di lui. Era anche interessante la mitologia di questi licantropi. Purtroppo non molto approfondita penso in previsione di un secondo capitolo.

Mchan