Libro
Titolo originale: “The Hundred-Foot Journey” by Richard C. Morais
Seconda di copertina:
“Hassan Haji, secondogenito di sei figli, è nato sopra il ristorante di suo nonno, in Napean Sea Road a Bombay, vent’anni prima che fosse ribattezzata Mumbai. Ed è cresciuto guardando la figura esile di sua nonna che sfrecciava a piedi nudi sul pavimento di terra battuta della cucina, passava svelta le fettine di melanzana nella farina di ceci, dava uno scappellotto al cuoco, allungava un croccante di mandorle e rimproverava a gran voce la zia. Tutto nel giro di pochi secondi. Ed ha capito infine come va il mondo osservando suo padre, il grande Abbas, girare tutto il giorno per il suo locale a Bombay come un produttore di Bollywood, gridando ordini, mollando sberle sulla testa degli sciatti camerieri ed accogliendo col sorriso sulle labbra gli ospiti.
Naturale che quando l’intera famiglia Haji, i sei figli di età compresa tra i cinque ed i diciannove anni, il grande Abbas, la nonna vedova, la zia e suo marito, lo zio Mayur, si trasferisce, dopo la tragica scomparsa della madre di Hassan, prima a Londra e poi a Lumiére, nel cuore della Francia, sia proprio lui, Hassan, a prendere il posto della nonna Ammi ai fornelli della Maison Mumbai, il ristorante aperto a Villa Dufour dal grande Abbas.
Un locale magnifico per gli Haji, con un’imponente insegna a grandi lettere dorate su uno sfondo verde Islam, e la musica tradizionale indostana che riecheggia dagli altoparlanti di fortuna che zio Mayur ha montato in giardino.
Peccato che abbia di fronte, dall’altra parte della strada, un albergo a diverse stelle, Le Saule Pleureur, il salice piangente, con un’insegna che si muove impercettibilmente con il vento, il giardino roccioso coperto di muschio, le vecchie stalle dalle finestre con i vetri a piombo.
Peccato poi che la proprietaria del locale, una certa Madame Mallory, sia andata a protestare dal sindaco, sostenendo che un albergo come Le Saule Pleureur, che vede ai fornelli lei, la vestale dell’arte culinaria francese, la chef degli chef apprezzata da gente come Valéry Giscard d’Estaing ed il Barone de Rothschild, la gloria dell’establishement gastronomico francese proveniente da una delle più illustri ed antiche famiglie di grandi hoteliers della Loira, premiata con ben due stelle dalla guida Michelin, non può avere dall’altro lato della via un bistrò indiano che spande la puzza di cibi unti per tutto il vicinato!
Popolato di personaggi eccentrici, ricco di divertenti disavventure culturali, ambientazioni vivaci e squisite ricette, descritte con dovizia di particolari, Amore, cucina & curry svela le trame interne all’esclusivo mondo dell’haute cuisine francese e narra la storia toccante di un ragazzo indiano che si conquista il proprio posto nel mondo.
Precedentemente apparso con il titolo Madame Mallory ed il piccolo chef indiano”
Quarta di copertina:
“Un romanzo ricco di fascino, scritto in maniera brillante, sensuale ed evocativa” by Joanne Harris, autrice di Chocolat
“Una storia di rivalità tra ristoranti e di lotta per accaparrarsi le stelle Michelin raccontata divinamente” by Simon Beaufoy, vincitore del premio Oscar per la sceneggiatura di The Millionaire
Film
Anno: 2014
Paese: India, Emirati Arabi Uniti, Usa
Genere: sentimentale, commedia, drammatico
Regia: Lasse Hallstrom
Soggetto: omonimo libro by Richard C. Morais
Cast: Helen Mirren, Om Puri, Manish Dayal, Charlotte Le Bon, Amith Shah, Dillon Mitra, Michel Blanc, Clment Sibony
Credo che sia l’unico caso in cui mi sia piaciuto di più il film del libro.
Ho visto prima il film e l’avevo trovato molto carino, così quando ho saputo che il soggetto era un libro ho voluto leggerlo e finalmente un paio di mesi fa l’ho trovato (perché era fuori catalogo). All’inizio mi è piaciuto come si approfondisse l’infanzia e la storia di famiglia del protagonista, ma poi è diventato tutto abbastanza frettoloso. Specialmente il suo periodo a Parigi. E sinceramente non mi è piaciuto molto. Si continuava a parlare di ricette, piatti e problemi della ristorazione, ma non della storia del protagonista. Si innamora della collega chef, ma non si capisce il motivo dato che scambiano sì e no due battute. E’ morto il padre e dopo pochi mesi la sua mentore e sono stati dedicati loro giusto un paio di paragrafi. Hanno ricevuto più spazio la macellazione del maiale nella piazza del paese e la vicenda della marcia di protesta contro una nuova tassa, di cui sinceramente si poteva fare benissimo a meno.
Anche della sorella che è andata con lui fino a Parigi per cercarsi un marito ad un certo punto non si sa più nulla. La ritroviamo nel finale con il solo ruolo di quasi governante della casa.
Pensavo che nel libro venisse approfondito il sentire del protagonista, dato che è anche narrato dal suo punto di vista, invece si sa ben poco di ciò che prova.
Anche il finale è più carino quello del film. Anche perché nel libro ad un certo punto sembra che non gli importi più nulla della ricerca di fama ed invece finisce che riceve la terza stella Michelin e ne è stra felice e risulta un po’ un controsenso. E l’incontro nel finale con Marguerite (la sua collega chef ed interesse amoroso) l’ho trovato abbastanza forzato.
E poi del film mi piace che la sua famiglia sia rimasta nel paesino che avevano scelto e che alla fine ci torni pure lui perché si accorge che nemmeno tutta la fama e la gloria del mondo possono competere con ciò che ci fa stare bene e sentire a casa. E mi piace anche che includa alcuni ingredienti della sua tradizione (specialmente spezie) nei piatti francesi che cucina. Invece nel libro la sua cucina di origine praticamente praticamente la abbandona se non per suo uso personale.
Mchan