Piccole Donne 2019

Anno: 2019

Genere: sentimentale, drammatico, storico

Paese: Usa

Regia: Greta Gerwig

Soggetto: omonimo romanzo by Louisa May Alcott

Cast: Saoirse Ronan, Emma Watson, Florence Pugh, Eliza Scanlen, Laura Dern, Timothe Chalamet, Meryl Streep, James Norton, Bob Odenkirk, Louis Garrel, Chris Cooper, Jayne Houdyshell

Trama: la vita delle 4 sorelle March nella seconda metà del 1800 con un padre al fronte e l’età adulta dietro l’angolo. Meg, Jo, Beth ed Amy, ognuna con le sue ambizioni ed i propri sogni che le porteranno lontano dalla casa natale, ma sempre unite dall’amore tra sorelle.

Avevamo bisogno di un ennesimo adattamento del famosissimo libro della Alcott? No. E questo, a differenza di Emma., non porta nulla in più allo spettatore rispetto ai precedenti film. Anzi, il voler narrare la storia praticamente dalla fine con continui flashback a me ha dato solo il mal di testa. Tra l’altro non si capiva poi molto del senso temporale se non si conosceva già la trama perché le attrici non portavano segni evidenti del tempo che era passato, soprattutto l’interprete di Amy che da dodicenne a diciottenne ha avuto sempre la stessa faccia e lo stesso fisico. Leggermente improbabile.

Anche il fatto che in alcune scene la regista abbia voluto sovrapporre l’identità di Jo con quella della stessa Alcott non si è capito molto. Io sinceramente l’ho scoperto solo leggendo alcune recensioni alla fine della visione.

Le attrici tutte brave, nulla da dire.

Più che altro ho trovato poco azzeccate alcune scelte narrative. Prima di tutte il quasi oscuramento di Beth e del suo rapporto con il signor Lawrence. Da questa pellicola si evince solo che era la più pacata di casa, anche un po’ infantile a giocare ancora con le bambole da praticamente adolescente, e che ad un certo punto si è ammalata.

Per non parlare del rapporto tra Jo ed il professore. Praticamente inesistente. A parte il fatto che in teoria lui doveva essere più anziano e meno “bello”, ma affascinante nei modi e nei pensieri. Naturalmente impossibile da mostrare in quei 3 minuti scarsi dedicati al loro periodo a New York.

Meg è stata relegata a casalinga disperata.

L’unica altra sorella che ha avuto un ruolo rilevante è quella che mi è sempre stata più antipatica: Amy. Ed in questo adattamento comunque si rimarcano gli episodi ed i tratti del suo carattere che me l’hanno sempre resa indigesta. Anche se ad un certo punto la si è voluta far passare per rivoluzionaria con quel suo discorso a Laurie, quando gli dà del nullafacente mantenuto dai soldi di famiglia. Perché lei invece lavora (ironia modeOn). Fa la dama di compagnia della vecchia e ricca zia perché fondamentalmente è tale e quale a lei: amante delle belle cose e con il pallino di sposare uno ricco per fare la bella vita. Non ha mai fatto nulla per aiutare la famiglia. Infatti, anche se la sorella Beth sta praticamente morendo, la madre e la sorella, Meg, non la contattano. E poi quel gesto di sposarsi letteralmente in segreto con Laurie è stato davvero il colpo di grazia alla povera Jo, che tuttavia si è scansata un fosso.

Laurie mi piaceva tanto finché appunto non si è buttato sulla sorella minore, accontentandosi e nello stesso tempo facendo un dispetto a Jo per il suo rifiuto dato che era la sorella che sopportava di meno anche lei.

I genitori non pervenuti. La dolcezza e generosità della madre sono passate in sottofondo rispetto al resto.

Ho decisamente preferito adattamenti precedenti.

Poi sinceramente tutta questa acclamazione perché è un film femminista mi pare esagerata. Non è stata la Gerwig a renderlo femminista, ma la stessa Alcott, quindi anche i precedenti lo erano. Anche se sono stati girati nel 1933, 1949 e 1994.

Mchan