Movies time summertime

Questi due film mi è capitato di vederli per caso, soprattutto perché Raiplay non mi funzionava più sulla smarttv 😦

Sono entrambi produzioni Netflix, quindi capite che avendo bocciato praticamente tutte le altre loro produzioni che ho guardato non mi ci sono approcciata nel migliore dei modi.

Feel the beat

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Anno: 2020

Genere: sentimentale, musicale, drammatico

Paese: Usa

Regia: Elissa Down

Cast: Sofia Carson, Enrico Colantoni, Wolfgang Novogratz, Brandon Kyle Goodman, Donna Lynne Champlin

Trama: una ballerina di Broadway torna nel suo paese natale dopo un provino fallito. La sua ex insegnante di ballo la coinvolge in una competizione, ma le allieve non sono propriamente delle campionesse.

 

I film sulla danza non mi dispiacciono, ma il trailer di questo non mi ha entusiasmato, soprattutto per la protagonista. Bellissima ragazza, per carità, ma con una faccia da scocciata perenne e nel contempo supponente. All’inizio pensavo facesse parte del personaggio, poi siccome ho letto sotto commenti di gente che avrebbe visto il film solo perché c’era lei, che era bellissima, bravissima e chi più ne ha più ne metta, ma io non l’avevo mai nemmeno sentita nominare, l’ho googlata per vedere cosa avesse fatto in passato. Sono uscite anche alcune foto ed aveva la stessa espressione supponente anche quando calcava il red carpet. Quindi avevo deciso di passarlo, ma poi ho ceduto perché avevo bisogno di vedere qualcosa di easy e questo era il primo nella lista.

Ora veniamo al film. La trama è un po’ trita e ritrita: la solita ragazza di provincia che tenta la fortuna nella grande metropoli e che scoraggiata torna a casa. In questo caso più che scoraggiata è stata tanto sfortunata da fare un torto alla sua provinatrice non sapendo chi fosse. Comunque la cosa piacevole del film sono le ragazzine a cui la protagonista deve insegnare a ballare. Non sono perfette, non sono nemmeno eccelse, ma sono dolcissime. Prima di tutto perché fanno gruppo, non ce ne è mai una che si crede superiore alle altre, si supportano ed è carinissimo da vedere. Come il fatto che nel gruppo ci sia una bimba sordomuta e tutte hanno imparato la lingua dei segni per poter comunicare con lei. Anche i più piccolini sono teneri, il maschietto ha una faccetta troppo simpatica.

Purtroppo tutto il fulcro è la competizione e naturalmente la storia della protagonista, perché avrei preferito vedere più le bimbe. Soprattutto perché alcune scene erano superflue e buttate lì a caso. Tipo quella della presa. Ok farla fare ai bimbi più piccoli dato che faceva parte della loro coreografia, ma poi tirare in ballo la ragazzina e la sua cotta non c’entrava nulla. Uno perché non era nella loro coregrafia, due perché il ragazzo era un atleta e non un ballerino, quindi aveva zero esperienza e non è stato credibile che l’abbia tenuta su in aria senza problemi per alcuni secondi quando una presa ad angelo del genere (tipo quella di Dirty Dancing per la quale Patrick e Baby si sono allenati per giorni) richiede molto esercizio. E poi il fine della scena, far avvicinare di nuovo la ragazzina alla protagonista, non è che fosse fondamentale. O comunque potevano trovare un altro modo.

Un’altra cosa che mi ha fatto storcere il naso per praticamente tutto il film è stato il fatto che la protagonista non si sia degnata di imparare i nomi delle allieve ed ha inventato dei soprannomi ed i genitori, che assistevano alle lezioni, non le hanno detto nulla. Alcuni erano davvero poco lusinghieri come quello dato alla ragazzina di colore: mangiaunghie (perché insicura), o peggio quello dato alla bimba sordomuta: manine, davvero poco carino ed anche leggermente denigratorio.

Il finale è ad happy ending, ma non così scontato. Alla fine il compromesso che hanno trovato mi è piaciuto.

 

Sotto il sole di Riccione 

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Anno: 2020

Paese: Italia

Genere: commedia, sentimentale

Regia: YouNuts!

Cast: Cristiano Caccamo, Andrea Roncato, Lorenzo Zurzolo, Isabella Ferrari, Luca Ward, Saul Nanni, Ludovica Martino, Fotin Peluso, Matteo Oscar Giuggioli, Davide Calgaro, Giulia Schiavo, Maria Luisa De Crescenzo, Claudia Tranchese

Trama: sulla riviera romagnola, in estate, un gruppo di ventenni cerca l’amore.

 

A questo film mi sono approcciata ancora peggio che al precedente. Prima di tutto perché Netflix Italia non ha sfornato chissà che capolavori in precedenza, c’è la partecipazione di Mediaset, la regia è affidata a sconosciuti, c’è la firma di Vanzina ed ho letto che ci si è ispirati a Sapore di Mare, film del lontano 1983 e del genere cinepanettone estivo. Poi però ho deciso di dargli una chance per via del giovane cast. Qualche nome lo avevo già visto nelle fiction Rai, degli altri ho letto lodi in rete per serie che non sono affatto il mio genere.

Devo dire che non mi è dispiaciuto affatto. Leggero, ma non volgare, i ragazzi sono stati tutti bravi, quindi positivamente stupita.

Certo, ci sono dei dettagli che sinceramente potevano rendere meglio. Tipo l’happy ending per tutte le coppie. A mio gusto avrei preferito un pochino più di drama nella rottura per quella di Caccamo ed avrei evitato tutto quel lovvo tra Marco & Guenda, dato che fino a due secondi prima lei non se lo filava di striscio, sarebbe stato carino vedere un interesse da parte di lei in crescendo e non uno tutto in un botto solo perché lui si è dichiarato in mondovisione. E seppure la loro sia stata la coppia più carina di tutte, avrei evitato la notte insieme tra Vincenzo e Camilla e subito dopo lui che le appoggia il fatto di partire per il Canada. Ma non stava cercando il grande amore lui? Iniziare una relazione a distanza con una ragazza che ha lasciato il suo ex storico per te, per giunta come primissima relazione, non mi pare una grande idea. Poi, come dicevo, è sempre una questione di gusto personale.

Altra considerazione personalissima: il titolo è ripreso da un brano (tormentone estivo di un paio di anni fa) dei The Giornalisti. Ed in generale tutta la colonna sonora è composta da loro brani o da quelli di Tommaso Paradiso, loro ex frontman, di cui vi è  anche un cammeo. Ecco, io avrei evitato. Sarò di parte perché a me la loro musica non piace (sorry, but not sorry 😜), ma è davvero troppo invadente.     

Mchan

To all the boys: P.s. I still love you

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Anno: 2020

Paese: Usa

Genere: sentimentale, drammatico

Regia: Michael Fimognari

Soggetto: omonimo libro by Jenny Han

Cast: Lara Condor, Noah Centineo, Jordan Fisher, Janel Parrish, Anna Cathcart, Ross Butler, John Corbett, Holland Taylor

 

Trama: Lara Jean e Peter sono una coppia ufficiale, ma hanno comunque tanti piccoli problemi. Primo fra tutti: l’arrivo di un vecchio amore di lei che è deciso a conquistarla.  

 

Lo so che riprodurre fedelmente la trama di un libro non va più di moda, per certi versi funziona, per altri no. Come in questo caso.

Già nel libro Lara Jean era insopportabile, ma nel film lo è decisamente di più. Sarà anche perché hanno fatto diventare Peter stupidotto. Sul serio, quello doveva essere il ragazzo più ambito della scuola? A volte sembrava un idiota.

Continua a non piacermi la linea ideologica che le ragazze devono avere tutto ciò che desiderano in una relazione ed i ragazzi le devono solamente accontentare altrimenti sono brutti e cattivi, ma è così che è strutturato anche il libro per cui… Però non è ammissibile che lei non riesca a dire a John Ambrose che è la fidanzata di Peter e non subisca alcuna conseguenza. Anche perché oltre a non aver svelato all’amico la sua relazione, non ha detto una parola a Peter sul fatto che abbia incontrato di nuovo John Ambrose e nel frattempo si arrabbia perché lui frequenta ancora la sua ex con la quale è praticamente cresciuto. Quanto meno irritante.

Per non parlare del fatto che è un continuo lamentarsi del fatto che probabilmente tutto quello che lei fa con Peter lui lo ha già fatto con la sua ex. In pratica lei vorrebbe che tutte le sue prime volte fossero prime volte anche per lui, ma così non può essere perché lui ha già avuto una ragazza e questo lei lo sapeva benissimo. Ora, io capisco che non si può decidere a tavolino di chi innamorarsi o meno, ma non si può nemmeno fare sempre una colpa al proprio ragazzo se prima di te ha avuto altre esperienze. Non si vive bene la relazione a questo modo. Anche perché se davvero questa cosa ti dà fastidio non dovevi proprio iniziare una relazione con un ragazzo che è stato già impegnato in passato. Ora voi mi direte che è una cosa tipica degli adolescenti ed io vi rispondo che io da adolescente non ci pensavo affatto a queste cose. Ok, io sono stata un’adolescente “atipica”, ma davvero le ex dei ragazzi che mi piacevano (e quello che avevano fatto insieme a loro) erano proprio l’ultimo dei miei pensieri. Tra l’altro poi lei non ne parla praticamente con nessuno per cui nessuno la consiglia. O le fa capire che con le pippe mentali non si va da nessuna parte (citofonare Dawson Leary).

A proposito di John Ambrose: perché farlo diventare di colore quando nel primo film era caucasico???

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E perché far mettere insieme Chrissy, la migliore amica di lei, con Trevor, il miglior amico di Peter???

Chrissy è una ragazza strambra nel libro e proprio per questo è perfetta per essere la miglior amica di Lara Jean. E non frequenta assolutamente nessuno della loro scuola. Per questo è spesso assente e distante da tutti gli eventi scolastici. Poi la scena del pranzo in falegnameria non l’ho proprio capita. Tra l’altro anche il fatto che Trevor sia asiatico stona molto con quello che è narrato nel libro e che è poi il fulcro del personaggio di Lara Jean. Lei è per metà caucasica e per metà coreana ed è proprio per questo che è insicura e goffa. Perché non c’è’ nessun altro come lei nella scuola. E va d’accordo con Chrissy perché lei è un po’ pazza e molto sopra le righe. Mettendo tutti questi altri personaggi di altre etnie la questione viene a mancare. Non può sentirsi emarginata né nel piccolo gruppo di amici né tra i compagni di scuola.

Stormy: il suo personaggio nel libro è fondamentale per la sfera emotiva di Lara Jean che è orfana di madre e la cui sorella maggiore al momento è dall’altra parte del mondo. E’ stata una sorta di nonna acquisita, con i suoi consigli e le sue storie d’amore tormentate. Qui invece diventa solo una vecchina con un paio di battute.

Il vestito di Lara Jean al ballo alla casa di riposo è un NO grosso come una casa.

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Ok, tutti i suoi outfit lasciano alquanto a desiderare, ma quell’abito era orrendo. L’attrice non ha un fisico da modella, e va anche bene, a me ricorda un po’ Hilary Duff, ma i costumisti servono a questo, no? A sminuire i difetti. Quell’abito non le faceva risaltare nulla. La gonna era troppo piatta, le avrei messo un po’ più di tulle sotto per farla cadere un po’ ad A dato che Lara Condor non ha un punto vita ben disegnato. E vogliamo parlare della scollatura? Troppo profonda. Ad un certo punto, quando salta al collo di Peter per baciarlo, ho avuto paura che le uscisse tutto di fuori. Per non parlare di tutti quei voilant sul seno, che è già pieno di suo, non servivano proprio.

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Una nota positiva: la sorella maggiore praticamente non si vede per tutto il film. Grazie. Insopportabile.

Avrei preferito un chiarimento sul video hard postato in rete da Gen quando si è incontrata con Lara Jean. È stato fatto passare tutto come se fosse uno stupido scherzo, invece è stato abbastanza grave.

Piccola nota: la casa sull’albero doveva essere molto più piccola. Prima di tutto perché i ragazzi dovevano trovarcisi un po’ scomodi essendo cresciuti e poi perché quel posto era davvero più grande della mia intera casa. Ma sul serio??? Che albero era? Un baobab? Invece di demolirla potevano venderla come depandance.

In finale penso che questo sia un film che va visto avendo letto il libro perché molti particolari non vengono spiegati e si fa fatica a capire certe scene. Tipo la scena del Capodanno Coreano. La tizia scontrosa a casa dei nonni materni delle sorelle Song – Covey è la loro cugina coetanea, ma decisamente più cool con la quale c’è quella classica rivalità che si ha con persone che si credono migliori solo perché più grandi. Ed il fatto che le due sorelle facciano vedere i soldi appena ricevuti dai nonni quando li sono andati a salutare  una specie di “rivalsa” perchè a loro due ha dato di più dato che avevano indossato abiti tradizionali coreani.

Mchan

Pane in padella

Ho trovato questa ricetta prima su youtube e poi in rete perché gli ingredienti nel video venivano tarati con il metro di misura americano. Dalle immagini mi sembrava davvero buono.

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Ingredienti:

200 gr di farina

100 ml di acqua

1 cucchiaio di sale fino

1/2 cucchiaino di bicarbonato

3 cucchiai di olio

+ olio per la padella e farina per stendere l’impasto

Preparazione:

Mischiare la farina, il sale ed il bicarbonato.

Aggiungere a filo l’acqua e l’olio.

Impastare.

Stendere su di un piano dopo aver diviso l’impasto in 4 parti.

Cuocere in una padela oliata 3minuti per lato.

Questo  il mio risultato:

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A parte che non è lievitato per nulla, sembra più una pizzetta fritta che pane. Il sapore non è male, ma niente è male se fritto, no?

Voi lo avete mai cucinato? Come vi è venuto?

Mchan

L’estate addosso

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Anno: 2016

Regia: Gabriele Muccino

Paese: Italia/Usa

Genere: commedia, drammatico

Cast: Brando Pacitto, Matilda Lutz, Taylor Frey, Joseph Haro, Jessica Rothe, Guglielmo Poggi, Ludovico Tersigni

Trama: due 19enni, Marco e Maria, si recano in California per il viaggio della maturità. Saranno ospitati da una coppia gay, amici di un loro ex compagno di scuola. Dovevano restare a casa loro, a San Francisco, solo per una settimana. Vi ci passano quasi un mese.

 

Finalmente un prodotto italiano per adolescenti, o young adult che dir si voglia, con protagonisti solo ragazzi e non adulti. Ok, la coppia gay è più vicina alla trentina, ma almeno non sono i genitori, piuttosto tipo dei fratelli maggiori.

La trama è carina, le ambientazioni pure, idem per la colonna sonora. Eppure c’è stato qualcosa che ha stonato. Primo fra tutti i sottotitoli. Chi mi conosce virtualmente sa che io non li sopporto a priori, però sono stati davvero troppi. Praticamente un film intero. Capisco le difficoltà di far capire quando i due ragazzini parlassero in italiano tra di loro per non farsi intendere dai due americani, ma tanto quei due li capivano lo stesso dai discorsi che facevano subito dopo, però il film in teoria era italiano che se sapevo fosse stato così non so mica se lo avrei visto. Ma pensate quei poracci che lo hanno visto al cinema. Io lo so che questo è un problema praticamente solo mio che a leggere in rete ci sono migliaia di persone che si vedono film e serie tv in originale con i sottotitoli senza problemi, invece a me sembra che manca qualcosa. Mi perdo i dettagli, quel determinato sguardo o gesto su quella determinata parola, non so, fatto sta che non li sopporto. Per non parlare del fatto che capendo l’inglese a volte mi viene anche di pensare che ci stesse meglio un altro termine piuttosto che quello scelto dai traduttori. Sì, lo so, non sono poi così normale.

Passando oltre, un’altra nota stonata è stato il cast italiano. I due attori sono stati bravi, ma visivamente erano sbagliatissimi. Lui doveva essere quello “scafato” eppure sembrava un dodicenne, lei in confronto a lui troppo adulta.

Altra cosa: il cliché della ragazzina che si innamora del gay dichiarato ci poteva pure stare se non fosse stato affiancato dall’altro gay che si sentiva attratto dal ragazzino. Ad un certo punto temevo per uno scambio di coppia o peggio un’orgia, poi mi sono ricordata che il regista e sceneggiatore era Muccino, per fortuna.

Altro cliché: la ragazzina proveniente da una famiglia di destra e molto religiosa (volutamente rimarcato più volte) che all’inizio praticamente schifa tutte le persone omosessuali e dà dei pervertiti ai due padroni di casa e nel giro di soli 2giorni cambia radicalmente idea. E’ proprio il personaggio femminile ad essere un cliché vivente oltre che tremendamente incoerente.

A parte questo il film è godibile ed in generale mi è piaciuto.

Alla fine la parte più interessante era la storia d’amore tra i due ragazzi omosessuali, nonché proprio tutto il loro background (accettazione ed outing), avrei gradito che fosse la trama principale del film.

Mchan

Cinnamon rolls

Volevo fare questo dolce già durante la quarantena, tipo all’inizio, perché avevo trovato la ricetta in rete, ma serviva il lievito di birra che non ho trovato in quantità piccola, lo vendevano solo a mezzo chilo, e poi che ci facevo che me ne servivano tipo 10/20grammi??? Aprivo una pasticceria?

Quando poi l’ho trovato era troppo caldo e l’idea di dolci alla cannella non mi entusiasmava più. Non so voi, ma io la cannella la associo all’inverno, soprattutto al periodo natalizio.

Poi, a metà giugno, da Lidl è arrivata una nuova linea di prodotti di ispirazione scandinava e li avevano già belli pronti surgelati.

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Nella confezione ce ne sono 4, ma sono davvero grandi, per cui va benissimo uno a persona.

Surgelati hanno questo aspetto:

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Dopo circa 20minuti in forno a 180gradi si gonfiano moltissimo, diventano alti il doppio, solo che non sono riuscita a fare la foto che si sono subito sgonfiati.

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Comunque il sapore è ottimo. Davvero molto buoni. Quindi se li dovessero riproporre li ricomprerei di sicuro.

Mchan

Ps: Se a Natale dovessi trovare il lievito di birra in porzioni più abbordabili proverò di sicuro a farli homemade.