Castello aragonese di Taranto

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Questo edificio risale all’epoca normanno-svevo-angioina. In principio era una fortificazione, poi nel 1240 viene trasformata in castello medioevale per poi finire nelle mani del Re di Napoli Ferdinando d’Aragona che lo trasformò in ciò che è ora.

Al momento è sede della Marina Militare Italiana, che lo sta anche restaurando riportando a vista le mura originali sotto agli intonaci. Queste operazioni di restauro sono effettuate dai soldati della Marina come le visite guidate completamente gratuite.

All’interno si possono visitare vari saloni che ora sono dedicati a congressi od eventi, ma fino ad una decina di anni fa erano destinati ad uso di caserma, quindi camerate o mensa o cucine.

La struttura è situata ad un estremo del centro storico della città, ha una pianta irregolare all’inizio, ma ora assomiglia un po’ ad un pentagono dopo che uno dei torrioni è stato abbattutto per costruire un ponte girevole.

L’altezza è di 20 metri, mentre lo spessore delle mura è di circa 8 metri. In più i torrioni sono rotondi per questo molto più resistenti ad un assalto. Anche la posizione è sfavorevole ad un attacco dato che per 3 lati si trova sul mare ed il fuoco incrociato dalle varie postazioni ne ha evitato la presa svariate volte.

Attraversando il cortile e scendendo una scala si arriva sul lato che dà su un canale artificiale che divide la città vecchia dalla città nuova. Qui hanno costruito il ponte girevole ed è qui che passano le navi ed i sottomarini della Marina che devono raggiungere le banchine dell’Arsenale per i lavori di manutenzione.

Questa visita è stata una sorpresa. Davvero un bel luogo ed un’ottima accoglienza da parte del personale della Marina che è stato formato per tutt’altra cosa eppure si è rivelato molto valido.

Se siete nei dintorni consiglio vivamente.

Però vi avviso anche che la visione del centro storico della città (come della periferia a Nord con le fabbriche tipo l’Ilva) non è delle migliori. Anzi.

Mchan

 

 

Isabel

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Anno: 2012-2014

Genere: drammatico, storico

Paese: Spagna

Episodi: 3 stagioni, 39 episodi

Regia: Jordi Frades

Cast: Michelle Jenner, Rodolfo Sancho, Pablo Derqui, Gines Garcia Millan, Pedro Casablanc, Ramon Madaula, Victor Elias, Sergio Peris-Mencheta, William Miller, Ainhoa Santamaria, Jordi Diaz, Juan Meseguer, Andrs Herrera, Javier Rey

Trama: è la storia di Isabella di Castilla, prima infanta e poi regina, naturalmente un po’ romanzata.

Mi è piaciuta molto la struttura delle stagioni. Iniziando con il finale e poi raccontando come ci si è arrivati. Così nella prima si vede Isabel ricevere la notizia della morte del fratellastro, re Enrico, e diventare regina, mentre nella seconda la resa del reggente arabo di Granada e nella terza la morte della protagonista.

Il personaggio di Isabel mi è piaciuto molto nella prima parte della prima stagione, un po’ meno nel finale, più esattamente da quando si sposa poiché da donna forte e sicura di sé diventa gelosa ed insicura nella sfera privata, ma questo suo malumore si riversa anche nella sfera pubblica/politica. Tra l’altro il carattere farfallino del marito non era un segreto né per i suoi sudditi né tantomeno per lei per cui l’ho trovato un po’ troppo patetico questo suo vivere male ogni separazione per motivi di interessi politici e rinfacciargli la cosa ad ogni suo ritorno a casa.

Nella seconda stagione poi diventa troppo dipendente dai pareri altrui. Il caratterino che mostrava nella prima praticamente scompare e risulta anche abbastanza superstiziosa per quanto riguarda la religione e va a finire che prende sempre delle decisioni alquanto discutibili, per non dire sbagliate. Per non parlare di come si comporta nei confronti della primogenita. Lei che ha sempre lottato per la propria libertà  decisionale scambia la figlia, ancora bambina, in un patto politico. Nella terza,  purtroppo, segue ancora questo filone, anche con le altre figlie. Tra l’altro il romanzare il suo rapporto con Giovanna rendendolo molto roseo non fa capire come fosse realmente la figlia. E’ vero che la serie segue la vita di Isabel, ma sarebbe stato più onesto dipingere realmente anche Giovanna e non farne una ragazza “ribelle” solo perché le piaceva cavalcare, era molto più complessa la situazione.

Il personaggio di Ferdinando II è il classico marito un po’ frustrato sposato ad una donna con carattere e potere, il problema è la scelta dell’attore per interpretarlo, bell’uomo, ma appunto troppo grande d’età. In realtà lui aveva un anno in meno della moglie, l’attore ne ha quasi 15 in più dell’attrice che interpreta Isabel, e si vede. Per il resto è affascinante al punto giusto e si capisce perché le donne cadano tutte ai suoi piedi, anche se spesso lui se ne approfitta. Se c’è una cosa che mi sarebbe piaciuto fosse stata approfondita un pochino di più è questo suo tradire di continuo la moglie che dice di amare ed adorare. Si fa vedere l’atto pi volte, ma non ci si ferma mai sulla motivazione, che sì, si può dedurre, però avrei gradito una qualche spiegazione, anche solo da un paio di frasi scambiate con l’amante od il suo consigliere fidato. Nella seconda stagione poi prende anche una decisione molto discutibile ed alquanto immorale, che tra l’altro non esiste nemmeno nella realtà storica, quindi non ne ho capito il motivo.

Gli altri comprimari sono ben delineati e non importa se siano esistiti o meno poiché hanno una loro funzione credibile ai fini della trama. Anche se da una spulciata su Wikipedia i nomi principali sono tutti realmente esisititi.

Quelli più rilevanti sono la migliore amica di Isabel, Beatrice di Bobadilla, che dire odiosa ed antipatica è poco. Io non la sopporto. A parte che è pettegola come poche, metteteci pure che ogni volta che apre bocca combina danni e sinceramente migliori amiche del genere meglio perderle che trovarle. Non è la voce della ragione, è proprio la portatrice di paturnie per la protagonista.

Il secondo è il cavaliere Gonzalo Fernandez da Cordoba. Più rilevante nella prima stagione, più un piacere per gli occhi nella seconda. Sì, perché l’attore è decisamente migliorato fisicamente nel frattempo. Il suo personaggio è quello più devoto (alla regina) e leale. Peccato che se non ci sono battaglie viene messo nel dimenticatoio. E peccato che ad un certo punto della terza stagione viene messo in discussione dal Re, quando in realtà pare si fidasse molto di lui e delle sue decisioni tanto da nominarlo Viceré in Italia.

I costumi sono molto belli e curati, mi piace che la stessa Isabel vesta lo stesso abito più volte rendendo la serie più verosimile e meno sfilata di moda.

Anche le scenografie sono realistiche, con pochi fronzoli ed il mobilio necessario. Buona anche l’illuminazione. Anche se siamo nel 1400 e l’unica fonte di luce nelle spesse mura dei castelli sono torce e candele si vede bene ogni cosa, sono leggermente stanca del buio che imperversa ultimamente un po’ ovunque, non vedere un tubo rende difficoltoso seguire una scena, io per esempio mi distraggo facilmente. Che va bene il realismo, ma ci sono anche le vie di mezzo.

Purtroppo dalla seconda stagione la qualità cala visivamente. Le scene in Portogallo sono sempre troppo grigie ed in generale si vede una certa patina sempre, che siano scene girate in interno sia in esterno. Altro punto a sfavore è la trama. Non ho capito perché da questa stagione si è presa la via del romanzare per forza e cambiare anche alcuni fatti storici. Tra l’altro non ne escono bene i protagonisti per cui l’ho trovato solamente fastidioso.

Salvo solamente le scene girate a Granada, più specificatamente nella Alhambra. Che siano nei reali luoghi o ricostruiti (e se così fosse complimenti) è stato davvero un piacere rivedere quello che ritengo il mio posto preferito della Spagna.

La terza stagione non sono riuscita a finirla. A parte la lunghezza degli episodi (e la loro lentezza), la qualità che era andata sempre più scemando, anche le situazioni erano diventate pesanti e rindondanti secondo il mio punto di vista, così ho mollato.

Mchan

Matera

Capitale della Cultura 2019

E’ situata a 401m sul livello del mare tra l’altopiano delle Murge e la fossa Bradanica.

I suoi famosissimi sassi sono Patrimonio dell’Unesco dal 1993.

La mia è una gita organizzata per cui quando arrivo all’incirca all’ora di pranzo mi fermo a mangiare in un ristorante ricavato da una grotta e dopo ho l’incontro con la guida.

Partiamo da Piazza Vittorio Veneto (dove potete trovare un Info Point e prendere una cartina della città con sopra anche degli itinerari consigliati) e ci rechiamo alla Cattedrale.

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Lo stile dell’edificio è romanico pugliese del XIII secolo.

Ha un rosone a 16 raggi, un campanile alto 52m ed all’interno un affresco bizantino della Madonna della Bruna ed un Presepe del ‘500.

Proseguiamo verso la zona denominata Sasso Caveoso dove si trovano le case-grotte intatte.

Qui ne visitiamo una:

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Poi saliamo per andare a vedere la Chiesa Rupestre Santa Maria de Idris.

Purtroppo gli affreschi si sono deteriorati molto e la soprintendenza non vuole restaurarli ripitturandoli, ma sta solamente cercando di non farli deteriorare ancora di più . Per questo motivo non si possono fare foto.

Da qui torniamo al punto di partenza camminando in mezzo ai vicoli ed i sassi essendo al limite della città, infatti al di là di un torrente si trova il Parco Regionale Archeologico delle Chiese Rupestri del Materano.

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Questa visita richiede un bel po’ di fiato, dato che si deve svolgere a piedi e si va su e giù per viottoli e scalini abbastanza disconnessi e scivolosi.

Comunque è stata una bella esperienza, peccato non essere rimasti per la notte per ammirare i sassi illuminati.

Mchan  

Ps: le visite alla casa-grotta ed alla chiesa rupestre sono a pagamento.

Serie tv time

FBI  –  Gone

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Anno: 2018 in corso

Paese: Usa

Genere: drammatico, poliziesco

Episodi: 22

Ideatori: Dick Wolf, Craig Turk

Cast: Missy Peregrym, Zeeko Zaki, Jeremy Sisto, Ebone Noel, Sela Ward

 

Dal creatore del OneChicago ed i vari Law & Order.

Sinceramente sembra un Law & Order senza il tribunale.

I casi sono disparati, si va dall’esplosione di un edificio all’ecoterrorrismo, dalla protezione testimoni al mercato nero di armi. Un po’ confusionario, tra l’altro io non ho nemmeno ben mai capito quando un caso concerne all’FBI e quando alla polizia locale. E dire che di serie crime targate Usa ne vedo parecchie, ma c’è sempre molta confusione e parecchie volte sembra che vadano anche un po’ ad umore. Se l’FBI si impunta diventa un suo caso, altrimenti lo lascia volentieri ai locali.

Comunque qualcosa di interessante c’è: il personaggio di Zeeko Zaki, ovvero Omar Zidan.

Od almeno  qualcosa di nuovo: un musulmano che serve il Paese che in teoria dovrebbe odiare. E non lo fa solamente come agente dell’FBI, ma anche come ex marine (se non ricordo male) che ha partecipato alla guerra in Iraq/Afghanistan. Un personaggio che ad ogni episodio tira fuori qualcosa di sè, mi piace.

Mentre la protagonista è la solita donna ca**uta (scusate il termine) che però ha un passato doloroso, la morte del marito giornalista, e che prende a cuore ogni caso che le ricordi il suo vissuto. Nelle serie di Wolf  ricorrentissima questa figura, ma lo è in generale in ogni crime, quindi sinceramente non è interessante.

I comprimari hanno poco spazio, almeno in questi primi 10 episodi che ho visto.

Spero che proseguendo non ci sia il risvolto amoroso tra i due protagonisti, almeno per il momento non c’è alcuna tensione, si supportano come due bravi partners lavorativi e va benissimo così. Una loro relazione sentimentale sarebbe banalissima.

In patria gli ascolti sono ottimi dato che ne hanno già confermato una seconda stagione e richiesto addirittura uno spin-off. In questo caso le trame degli episodi saranno più omogenee dato che si tratterà di una squadra formata per la ricerca dei criminali Most Wanted.

 

Piccola curiosità: la serie è ambientata principalmente a New York, ma un cross over con Law & Order: Special Victim Unit non ci sarà perché trasmesse su due reti differenti. Tuttavia ci sono ben due volti che sono stati in quella serie: Missy Peregrym e Jeremy Sisto.

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Anno: 2017 in corso (così dicono)

Paese: Usa, Germania, Francia

Genere: poliziesco, giallo

Episodi: 12

Ideatore: Matt Lopez

Soggetto: One Kick by Chelsea Cain (libro)

Cast: Leven Rambin, Danny Pino, Chris Noth, Andy Mientus, Tracie Thoms

 

La protagonista assoluta di questa serie è Kit “Kick” Lannigan, giovane donna che da bambina è stata rapita dal capo di una specie di setta di pedofili e salvata dall’agente dell’FBI Frank Novak, che una quindicina di anni più tardi la arruola nella sua task force per la ricerca delle persone scomparse.

Come incipit non è male. Anche gli episodi sono abbastanza lineari: un caso a puntata e come trama orizzontale la storia di Kick.

Il problema arriva quando si analizza un po’ meglio, e siccome non si tratta di un fantasy è normale razionalizzare le questioni. Allora, Kick non ha nessunissima formazione per essere una consulente dell’FBI nella ricerca di persone scomparse, che siano minorenni o meno. Ha a malapena finito il liceo, non ha frequentato nessun corso di formazione e soprattutto è ancora visibilmente traumatizzata da ciò che ha passato da bambina. E non segue nessuna terapia.

Di fatto Novak ha arruolato una dilettante con problemi psicologici.

E per quanto si cerchi di empatizzare con la protagonista non ce la si fa. E’ perennemente incavolata con tutti e tutto. Non è grata di nulla e sembra che solamente lei ha vissuto qualcosa di brutto nella sua vita. Eppure il suo migliore amico ha subito lo stesso passato, ma è completamente diverso, sebbene non abbia mai avuto una famiglia amorevole a cui tornare. In questa serie il passato dei comprimari viene esplorato ed il risultato è che la protagonista ne esce sempre meno simpatica. In più cosa ha patito è lasciato all’immaginazione, probabilmente degli abusi sia psicologici (che ci mostrano) sia fisici/sessuali, ma questi vengono solo fatti intendere, od almeno io ho pensato a ciò perché altrimenti non si spiega il carattere della protagonista ed il suo crollare ogni volta che deve affrontare il suo carnefice o qualcuno che glielo ricorda.

Negli ultimi episodi la sua vita sembra avere una svolta rosa, ma ecco che ti piazzano una possibile liason amorosa con il partner lavorativo e la trama diventa scontata.

In rete si dice che sia in produzione una seconda stagione, ma non saprei. Certo, il finale dava la possibilità, ma sono passati 2 anni ed in genere il pubblico odierno tende a volere tutto e subito per cui non so se si farà mai a questo punto.

Piccola curiosità 2: anche qui ci sono due reduci dal Law & Order Universe: Chris Noth e Danny Pino.

Quindi, tra le due preferisco la prima, quanto meno perché c’è un personaggio davvero interessante ed inconsueto.

Mchan

San Pellegrino in fiore

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Questa manifestazione si svolge a Viterbo nell’ultimo weekend di aprile, più precisamente nel quartiere San Pellegrino, da cui il nome.

Consiste in una mostra mercato di piante e fiori nel cuore della città.

I fiori adornano i palazzi ed i vicoli, ci sono banchetti con prodotti locali e diverse attività.

Se non si è ancora stati in questa città è un ottima occasione per farlo.

Mchan

Chi porteresti su di un’isola deserta?

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Anno: 2019

Regia: Jota Linares

Genere: drammatico

Cast: Pol Monen, Jaime Lorente, Maria Pedraza, Andrea Ros

Trama: tre coinquilini e la fidanzata di uno di loro trascorrono la loro ultima serata insieme nell’appartamento di Madrid prima di partire ognuno per la propria strada. Tra amori non corrisposti, amori nascosti, rancori e tradimenti, la loro giovinezza lascerà il posto all’età adulta.

Questa è la trasposizione di una piece treatrale. E si vede.

Il fulcro di tutto è l’appartamento. Escono solamente un paio di volte e la seconda è completamente superflua, vanno solo ad ubriacarsi e prendere della droga.

I protagonisti sono due ragazzi e due ragazze: Eze, Marcos, Celeste e Marta.

Marcos e Marta stanno insieme, ma hanno dei problemi di coppia anche se stanno per  andare a convivere ad Oviedo.

Celeste ed Eze sono solamente migliori amici anche se lei vorrebbe qualcosa di più.

Il clou della trama si ha quando decidono di fare uno stupido gioco: Chi porteresti con te su di un’isola deserta? E se la prima manche va via tranquilla, i nomi da fare sono due, la seconda ha qualche intoppo e crea molto astio poiché tra quei due nomi se ne deve eliminare uno.

Sono ubriachi e fatti, per questo usciranno fuori verità nascoste, invidie, rancori e molte cattiverie gratuite.

Avrei preferito si soffermassero di più su questo punto. Sullo scambio di pensieri senza filtri dovuti dall’aver assunto troppo alcool. Con più aneddoti dei loro fastidi non manifestati, perché così si sarebbe davvero potuto capire la totale rottura finale. Certo, c’è stata la “notizia bomba”, ma ci ha potuto giustificare solamente tre di loro.

La scena finale, avanti di un tot di anni (non ricordo bene di quanto), non è  stata malaccio, però aveva più il sapore di un raccontiamo un finale che chiuda la trama, tra l’altro non facendo vedere le nuove vite di tutti, ma appunto facendole raccontare da Celeste ad Eze, in un incontro un po’ surreale a mio avviso.

Scena secondo me completamente inutile è stata una delle prime con Marcos che va sul tetto ed ha una conversazione completamente nosense con una vicina di casa che non aveva mai calcolato prima di allora.

Oltre a quella nel locale dove comprano la droga.

Mchan