Your name

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Anime:

Anno: 2016
Regia: Makoto Shinkai
Genere: animazione, fantastico, sentimentale, drammatico
Soggetto e sceneggiatura: Makoto Shinkai
Trama: Mitsuha Miyamizu è una studentessa del liceo che vive in una piccola cittadina di montagna sulle rive di un lago artificiale chiamata Itomori. Appartiene ad una famiglia che si occupa del tempio per cui ha svariati obblighi ed essendo anche figlia del sindaco della cittadina non è molto popolare tra i compagni di scuola.
Taki Tachibana invece è un liceale di città che vive con il padre e lavora part time in un ristorante italiano.
I due ragazzi, di tanto in tanto si svegliano l’uno nel corpo dell’altra e così si scambiano ii posti. All’inizio sono entrambi molto scioccati, pensano addirittura ad un sogno molto realistico, ma pian piano comprendono che si tratta di realtà ed iniziano a lasciarsi dei messaggi su ciò che hanno fatto durante la giornata dato che al risveglio non ricordano nulla.
Entrambi migliorano la vita dell’altro apportando un po’ delle loro caratteristiche, per esempio Taki risulta più calmo e gentile mentre Mitsuha più sicura di sé.
Un giorno cambia tutto. Si tratta di un giorno molto importante per entrambi: lui ha un appuntamento con la ragazza che gli piace e lei vedrà il passaggio di una cometa.
Da quel giorno i due non si scambieranno più di posto, anzi, i messaggi che lei gli aveva lasciato sul cellulare di colpo spariscono e lui pian piano non ricorderà più nulla di lei, però continuerà a disegnare i paesaggi del luogo dove lei viveva.
Un giorno decide di trovare quei luoghi e si mette in viaggio. Arriverà ad una scoperta incredibile…

Spoiler
Scopre che la cittadina è stata spazzata via da un pezzo della cometa che è caduto proprio lì e che praticamente tutti i suoi abitanti sono morti, compresa Mitsuha, ma la cosa ancora più incredibile è che la tragedia sia successa tre anni prima.
Nel frattempo il passato di lei cambia, al risveglio di quel giorno è lui a ritrovarsi nel suo corpo e conscio della tragedia che sta per abbattersi sulla cittadina cerca in tutti i modi di salvare più gente possibile. Naturalmente all’inizio viene presa per pazza e fino all’ultimo tutto sembra andare come effettivamente è andata tre anni prima.
Il vero Taki guidato da una specie di sesto senso si avvia verso un luogo mistico dove era stato con la nonna della ragazza e qui accade una specie di miracolo dato che i due mondi seppur con tre anni di distanza si incrociano ed in qualche modo i due ragazzi riescono a vedersi e comunicare seppure per pochi attimi.
Quando si risveglia non ricorderà più nulla di tutto ciò che è accaduto, ma gli rimarrà la sensazione di dover trovare qualcuno.
Passano gli anni, lui si laurea ed è in cerca di lavoro quando sul treno della metro la incontra. All’inizio è solo una sensazione, ma lo spinge a scendere ed inseguirla. Quando si incontrano entrambi non sanno bene cosa li ha spinti a rincorrersi, ma la prima cosa che si chiedono imbarazzati è: Come ti chiami?

L’ho trovato davvero delizioso. Magari un poco incomprensibile di primo achitto dato che alcune cose sono legate alle tradizioni tipiche ed ai vocaboli giapponesi, ma alla fine le sensazioni lasciate sono positive e commoventi.
Ho trovato gli sfondi stupendi, davvero molto realistici. Ad un certo punto c’erano degli alberi che per qualche secondo ho pensato fossero reali sul serio.
I protagonisti sono ben strutturati ed i comprimari tenuti un po’ sullo sfondo, ma il punto centrale sono i due ragazzi protagonisti ed il loro legame e tutto ciò che esso comporta. Perché oltre la storia d’amore c’è anche la crescita interiore ed il conflitto tra tradizioni e modernità.
L’unica cosa che non mi è piaciuta più di tanto è stata la costante reazione di lui al risveglio nel corpo di lei. Ok, la prima volta ci stava anche, ma poi ad una certa anche basta, soprattutto quando veniva “scoperto” dalla sorellina di lei.
Mi ha ricordato leggermente un film che adoro: La casa sul lago del tempo del 2006 di Alejandro Agresti con Keanu Reeves e Sandra Bullock, che tra l’altro è un remake di un film coreano del 2000.

Libro:

Autore: Makoto Shinkai

Terza di copertina:
“Mitsuha, una liceale che vive in una città di montagna, si ritrova, in sogno, nei panni di un ragazzo. Una stanza mai vista prima, amici che non conosce e Tokyo che si estende davanti a lei.
Nel frattempo, Taki, un liceale che abita proprio a Tokyo, vive la stessa esperienza, ritrovandosi, in sogno, nel corpo di una ragazza, in una città sperduta fra le montagne.
Presto si accorgeranno dello “scambio” onirico, ma…
L’incontro di due realtà così diverse mette in moto gli ingranaggi del destino”

Quarta di copertina:
“Ogni tanto, la mattina, appena sveglia mi capita di ritrovarmi a piangere, senza sapere perché”
“Il romanzo originale, scritto da Makoto Shinkai, regista dell’omonimo film. Uno dei più grandi successi dell’animazione contemporanea”

Estratto:
“Dove risiedono i ricordi di una persona?
Nelle stesse connessioni sinaptiche del cervello? I ricordi si trovano anche nei bulbi oculari e nei polpastrelli? Oppure esiste da qualche parte una massa spirituale, invisibile ed indefinita come una nebbia, ed è lì che risiedono i ricordi? Una cosa che si potrebbe chiamare cuore, mente o anima.
E’ possibile estrarla e reinserirla come si farebbe con una scheda di memoria per un sistema operativo?”

Riprende fedelmente la trama dell’anime, ma grazie alle note è un pochino più facile capire alcuni vocaboli/giochi di parole giapponesi.

Manga:

Conta 3 volumi ed è fedelissimo all’anime. Stesso character design e stessi panorami.

Mchan

5 thoughts on “Your name

  1. kasabake ha detto:

    Ci vuole davvero una bella dose di faccia tosta da parte mia, per essermi prima lamentato del fatto che tu a mio avviso pubblicassi poche recensioni e poi, non appena ne pubblichi una, oltretutto su un argomento che mi interessa tantissimo come l’animazione giapponese, far finta di niente!

    Non posso neanche dare la colpa alle vacanze natalizie, ai parenti o alle mangiate interminabili, perché in realtà non sono mai stato così tanto al computer come in queste festività… Ma forse è proprio per questo che non ero ancora riuscito a trovare il tempo per fermarmi e scriverti quanto mi sia piaciuto leggere il tuo post!

    Come ben sai, perché ne abbiamo parlato già in altre occasioni, io apprezzo molto Makoto Shinkai e quindi andai a vedere questo bellissimo film direttamente al cinema, in quei pochissimi giorni in cui il distributore italiano fece lo “sforzo” di portarlo in sala (non sono un bambino, tuttavia, quindi so bene che si tratta di un prodotto di nicchia, con un pubblico così ristretto da non giustificare una proiezione al cinema, ma dispiace lo stesso non godere sempre della meraviglia del grande schermo per cui certe opere sono state pensate e realizzate) e poi ovviamente l’acquisto in Blu-ray, perché come hai sottolineato tu i colori ed i disegni valgono tutta la migliore definizione di immagine possibile!

    Sulla tua acuta osservazione riguardo la ripetitività di certe reazioni dei personaggi, mi chiedo spesso se ciò che tu hai evidenziato come un’eccesso (concordo in pieno con te) non sia una specie di cliché degli anime di taglio sentimentale, aldilà delle contaminazioni fantasy o altro, perché l’ho ritrovato spesso anche in altri film… Che ne pensi?

    Complementi anche per la completezza della tua scheda informativa, da vero articolo di servizio!

    Piace a 1 persona

    • mchan84 ha detto:

      Grazie per i complimenti e per il commento.
      Sul fatto dei cliché probabilmente hai ragione. Sono anni che non leggo o vedo un manga (se non preso da un anime) o una serie giapponese però sì, spesso accadono queste cose. Forse per la loro cultura è più normale. I giapponesi tendono ad essere sempre molto pudici e leggermente ossessionati da alcune cose o situazioni che per noi occidentali invece non sono poi così affascinanti o inusuali. Per esempio nei manga succede spesso che un adolescente maschio se vede una ragazza carina un poco più scollacciata od in situazioni audaci perda sangue dal naso. I ragazzi occidentali al massimo arrossiscono.
      Mchan

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      • kasabake ha detto:

        Esatto, pensavo proprio ad una cosa di questo tipo… Una sorta di non-detto, come un tacito accordo tra animatore e spettatori e quindi l’ennesima figura retorica a cui i giapponesi sono abituati (come la parte iniziale del film molto criptica per noi occidentali) mentre noi storicismo il naso, chissà…

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  2. mammaranocchio ha detto:

    Ciaoooo!! Come stai? Lo abbiamo visto da poco anche noi, tra l’altro scelto per caso – marito era scettico – e poi, invece, ce ne siamo innamorati! Ci è piaciuto un sacco!

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