Cibo peruviano

Questo è il mese all’insegna del cibo esotico o comunque straniero.

L’altro giorno sono andata in un ristorante peruviano in zona San Giovanni.

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Il menù era prefissato ed è il seguente:

Antipasto

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Sangria con mais tostato, anticuchos di carne (spiedini speziati), papa a la huancaìna (patate bollite con crema peruviana), causa rellena (tortino di patate con pollo e verdure)

La sangria era buona e con i pezzetti di frutta, gli spiedini erano tenerissimi, le patate molto buone ed il tortino pure. La salsa verde piccante era davvero molto piccante. Da usare con mooooooooolta moderazione.

Piatto principale

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Lomo di carne (manzo con pomodoro, cipolle, patate e riso)

Molto buono e la quantità giusta da dividere. Molto equilibrio tra carne e verdure e riso. Fortunatamente la cipolla era tagliata a fette molto grosse così l’ho potuta togliere facilmente che non la digerisco. E pure il sapore non era molto forte.

Avevo già mangiato peruviano e devo dire che a me piace molto.

Vedendo sul menù i prezzi dei cibi (noi avevamo un coupon a prezzo e menù fisso) mi sono sembrati anche abbastanza giusti considerato che un piatto principale andrebbe diviso in due data la quantità.

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Il ristorante era carino e caratteristico con le tovaglie dei tessuti tipici del paese, la sala a livello della strada era piccolina, ma sotto ne hanno un’altra più grande nella quale la domenica pomeriggio si può anche ballare con musica dal vivo. Anche la cucina è al piano inferiore, così non si sentono gli odori in sala. Il locale si chiama “Impero Inca 1” e si trova in largo Pannonia 17.

Mchan

7 thoughts on “Cibo peruviano

  1. kasabake ha detto:

    Non me lo hai chiesto, ma siccome mi piace chiacchierare con te, te lo dico lo stesso: il cibo peruviano sarà il cibo dei ristoranti pluristellati dell’imminente futuro!

    Oggi va di moda sul web, soprattutto sui social, stroncare qualsiasi cosa abbia successo e questo perché, da uno spirito iniziale teoricamente rivoluzionario ed indipendentista (ancora presente nei cuori dei vari hacker, ossia di quelli che davvero rischiano la galera per incidere i livelli di sicurezza dei grandi agglomerati d’informazione provata, come i database delle riscossioni crediti o le agenzie di certificazione della solvibilità delle persone debitrici), si è lentamente scivolati verso una zona distinta di nientismo 2.0, in cui individui incapaci di relazionarsi seriamente con il loro prossimo vivono per trollare o mettere a disagio le persone felici.

    Nessuno vuole chiudere gli occhi di fronte all’ovvia presenza del marketing e delle agenzie pubblicitarie ed è evidente che ultimamente va di moda su tutte i canali televisivi la cucina (e quindi per caduta anche l’Alta Cucina), ma questo non significa che primo di oggi non siano mai esistiti gli sperimentatori nell’arte culinaria, gli chef che hanno dedicato una vita a creare nuovi accostamenti, gli Artusi che hanno canonizzato la cucina italiana (prima solo un coacervo di ricette regionali di origine contadine o urbane pre-industriale), dei vari Antoine Parmentier (cuoco ed agronomo, dalle cui appassionate ricerche sulla patata nacquero ricette meravigliose ed oggi usatissime, come appunto la Potage Parmentier) o dei Vissani e perché no, anche dei Cracco.

    Ho letto sul web cose terribili di persone che si scagliavano contro l’alta cucina, per via dei prezzi altissimi e per la ricercatezza di una raffinatezza accuratissima: ma che male ci fanno costoro? Che male può davvero produrre alla Signora Maria o al Signor Paolo (che è poi il mio nome) un cuoco che passa il suo tempo a ricercare la ricetta perfetta e poi nel suo ristorante ti fa pagare un rene per un piatto di spaghetti da 80 grammi? Basta non andarci ed il gioco è fatto, no?

    Insomma, il concetto è semplice: l’Alta Cucina come l’Alta Moda non distrugge la cucina delle trattorie come non elimina i negozi depeche mode, ma tira le fila e detta delle regole che vengono poi lentamente assimilate anche dalle grandi aziende e dalla ristorazione industriale.

    Dirò di più: senza i vari Cracco e Barbieri (giusto per citare i due nomi più odiati dai nientisti 2.0 del web che non perdonano ai due cuochi il successo mediatico) la nostra cucina italiana scomparirebbe nel marasma della piattezza dei gusti omologati, perché senza i cuochi dei ricchi anche la biodiversità subirebbe un duro colpo, come per il vino o i tessuti.

    Quindi?
    Quindi ascoltiamo le parole di Cracco quando dice: “la cucina peruviana è la cucina del momento, perché è una cucina nazionale basata su una varietà alimentare che non ha paragoni ed è ancora in buona parte da scoprire“.

    Ecco, tutto qui quello che volevo dire e ci ho messo una vita a farlo e ti chiedo scusa per lo spazio che ti ho rubato…

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    • mchan84 ha detto:

      Don’t worry! 🙂
      Davvero Cracco ha detto questo?
      A me piace molto andare ad assaggiare le cucine straniere, meglio se in loco, ma fortunatamente abito in una città che ha molte opportunità riguardo ristoranti stranieri. Non mi piace quando le persone storcono il naso quando si propone un ristorante straniero. E’ vero che alcune culture hanno delle tradizioni culinarie alquanto discutibili (ma questo vale principalmente per le popolazioni più recenti), ma la maggior parte ha dei piatti buonissimi. Gli ingredienti poi sono gli stessi nostri e comunque i piatti proposti sono i più simili alle nostre abitudini. Tra l’altro poi, parlando con i peruviani nel ristorante, ho scoperto che il Perù è simile all’Italia in quanto a configurazione geografica: nel senso che le città si dividono in marittime e montane ed hanno le loro tradizioni culinarie che si discostano di regione in regione.
      Mchan
      Ps: a me i cuochi stellati non piacciono granché, nemmeno in tv, però concordo sul fatto che se non ci fossero loro i ricconi, specialmente stranieri, non assaggerebbero di sicuro la nostra cucina e non la vorrebbero nel loro paese di origine. Sono una vetrina, noi comuni esseri umani con uno stipendio normale ci godiamo le nostre gustose trattorie a gestione famigliare 😉

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  2. mammaranocchio ha detto:

    Anche a me piace provare cose nuove, e storco io il naso quando sento dire “ma cosa vai a mangiare lì? Poi la roba non è buona, stai male, chissà dove comprano, chissà che ti danno?…” e via dicendo.
    Mi da proprio fastidio! Dove possono mai comprare e che prodotti darti? Gli stessi che compri “TU”, in fondo..probabilmente da qualche grossista..

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    • mchan84 ha detto:

      Che poi sinceramente a me dà anche fastidio quando dicono che bisogna mangiare solo i prodotti italiani che quelli stranieri chissà come sono stati coltivati. Prima cosa se fosse vero che i prodotti stranieri siano cattivi dovremmo essere l’unica popolazione al mondo esistente, secondo non è che i nostri vengano da valli verdi ed incontaminate. Basti pensare alla Malaterra Campanica od anche alle campagne intorno alle varie discariche od ai campi agricoli vicino le trafficatissime strade statali e autostrade. Meglio che non ci penso alle schifezze che potrebbero contaminare i prodotti agricoli italici. Un problema grande ce lo hanno i prodotti che importiamo: li congelano per farli arrivare più “freschi”. Ecco, se mi dicono ciò condivido anche, ma non se mi dicono chissà dove sono stati coltivati.
      Mchan

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      • mammaranocchio ha detto:

        Oltre al fatto che stiamo davvero favorendo l’estero e svendendo, svalutando i nostri prodotti..ecco, questo si!

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      • mchan84 ha detto:

        Se continuiamo a produrre all’estero… E non parlo solo di tecnologia ed industria, ma anche di prodotti derivati dall’agricolo. Per esempio quando sono stata in Russia la guida ci ha detto che i produttori italiani di pasta e passata di pomodoro avevano aperto delle fabbriche lì da loro. In questo modo non importavano più dal nostro paese perché se lo producevano nel loro.
        Mchan

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